La caduta di un acro dell'ultima roccaforte crociata. Cadendo un acro

Fine dell'Oriente latino, assedio e presa di Acri nel 1291

Outremer, Oltremare, era l'usanza tra i cavalieri degli ordini militare-monastici di chiamare le terre che appartenevano ai cristiani in Palestina e Siria nel periodo dal 1101 al 1291. Nella letteratura storica, queste terre sono solitamente chiamate Oriente latino. L'ultima capitale dello stato dei crociati, dopo la caduta di Gerusalemme nel 1187, fu Acri, città la cui caduta è associata alla fine del movimento crociato in Medio Oriente.

Storia della città di Acri prima delle Crociate

La moderna città di Akko (conosciuta nel Medioevo come Acri, Akka, Akkon o Saint-Jean-d-Acre) si trova sul territorio dello Stato di Israele. Si trova su una penisola che chiude la baia di Haifa da nord.
La prima città è stata fondata qui Età del bronzo. Si trovava a est della città moderna ed era chiamato Tel Akko (in arabo Tel al-Fukhar - "cumulo di frammenti di argilla", un villaggio con questo nome è menzionato anche nelle cronache medievali).
Molti reperti archeologici, compresi i resti di fortificazioni scoperti durante gli scavi nella moderna Tel Acre, indicano che questo luogo è stato abitato fin dall'epoca pre-biblica.
La prima menzione dell'antica Acri si trova nel XV secolo aC nelle tombe dei faraoni egizi. Nei testi scritti su tavolette di argilla, Acri è menzionata tra le città che Tutankhamon III catturò come importante città sulla costa settentrionale di Israele.
L'origine di questo nome non è stata stabilita, ma chiaramente non è semitica. Per la prima volta la parola si trova tra gli Assiri. Si pronunciava "Akk".
Nel "periodo israeliano", Acri andò alla tribù ebraica (tribù) Asher, ma molto probabilmente non fu mai occupata da loro. Nel 701 a.C Acri è menzionata come la base della campagna settentrionale del re assiro Sennacharib. La città è menzionata anche nell'Antico Testamento (Gb 38,11).
Nel 333 a.C. la città fu conquistata da Alessandro Magno e colonizzata dai Greci. Nel 261 a.C Acri fu ribattezzato Tolomeo, in onore del re d'Egitto, Tolomeo II, e la città stessa fu spostata nel luogo in cui si trova oggi e circondata da mura.
Tra 66-68 anni. - la città entrò a far parte dell'Impero Romano, e divenne un avamposto per le campagne d'oriente. I romani approfondirono e ampliarono la baia naturale nella parte meridionale della città, e costruirono un molo, che fece di Tolomeo uno dei porti più significativi della costa orientale del Mediterraneo.
Durante il periodo bizantino la città divenne un importante centro di diverse religioni, e ebbe una comunità cristiana con un proprio vescovo. È considerata una città santa, poiché, secondo il Nuovo Testamento, lo stesso apostolo Pietro visitò qui la prima comunità cristiana.
Nel 640 la città fu conquistata dai musulmani. Nel IX secolo il suo porto fu restaurato e Acri divenne un importante centro commerciale.

Nel 1099, i crociati che fondarono il Regno di Gerusalemme non riuscirono a catturare bene
città fortificata. Solo il 26 maggio 1104, dopo alcuni mesi di assedio, a cui partecipò anche la flotta genovese, la città si arrese, e fu ceduta al re Baldovino I, che iniziò subito a costruire un complesso sistema di fortificazioni. Queste fortificazioni furono costruite lungo il mare sul lato sud-occidentale della città, mentre a nord-est era separata dalla terraferma da una possente cinta muraria, probabilmente doppia, con un ampio e profondo fossato. Anche il porto fu restaurato e, secondo fonti letterarie e mappe, comprendeva un porto esterno e uno interno. Fu costruito un nuovo frangiflutti, protetto in fondo da una torre che oggi è conosciuta come la Torre delle Mosche.
Poco dopo la sconfitta di Hittin, il 9 luglio 1187, la città fu ceduta al sultano Salah ad-Din ei suoi abitanti cristiani furono evacuati. I crociati assediarono Acri nel 1189, ma non riuscirono a superare le potenti fortificazioni che essi stessi costruirono. Dopo un lungo assedio durato quasi quattro anni, i musulmani si arresero finalmente il 12 luglio 1191.

Con la perdita di Gerusalemme, Acri divenne la capitale politica e amministrativa del Regno di Gerusalemme e un avamposto dei crociati in Terra Santa. Il suo porto serviva per collegare l'Oriente latino con l'Europa cristiana, nonché per il trasbordo in Occidente delle merci consegnate dall'Oriente. All'inizio del XIII secolo, a nord della città, si sviluppò un nuovo quartiere residenziale, chiamato Monmazar. Per ordine di St. Louis, fu circondato dalla propria, con ogni probabilità, oltre che dal capoluogo, una doppia cinta muraria.
Era la città più grande dell'Oriente latino, con una popolazione di circa 40.000 abitanti. La città divenne la principale porta commerciale tra il mondo cristiano e il mondo dell'Islam e ricevette enormi profitti dal commercio. Il cronista inglese Matteo di Parigi scrisse che intorno al 1240 ad Acri il reddito reale era di 50.000 libbre d'argento all'anno, che superava il reddito del re d'Inghilterra.

Gran parte della città dell'era dei crociati fu scavata dagli archeologi negli anni '50 e '60, quando gli edifici sotterranei ma quasi completamente conservati furono ripuliti dalle macerie. Durante gli anni '90, durante la moderna costruzione di Akko, sono stati intrapresi scavi all'interno e all'esterno delle mura della città vecchia, rivelando testimonianze della storia medievale della città.
Le mura della città, così come gli edifici interni, erano costruiti in arenaria segata. Avevano un'altezza di almeno 10 metri ed erano rinforzati con controscarpate. Davanti alle mura c'era un fossato di tredici metri pieno d'acqua.

Le strade della città erano, di regola, protette da tetti ed erano larghe fino a 5 m. Su entrambi i lati c'erano edifici con cortili e stanze, che, di regola, avevano un collegamento con negozi e altri uffici affacciati sulla strada.
Parte interna La città era composta da diversi quartieri separati che appartenevano agli Ospitalieri, Templari, Veneziani, Pisani e altre comunità, oltre al palazzo dei re di Gerusalemme e all'area portuale.
Il castello dei re di Gerusalemme era situato nella parte settentrionale della città e circondato da poderose fortificazioni. Non lontano dal porto sorsero i quartieri commerciali, detti comuni, appartenuti a Venezia e Pisa. Ogni quartiere era protetto da mura e aveva un proprio mercato con magazzini e negozi, oltre a edifici residenziali per famiglie di mercanti. In città erano presenti le residenze degli ordini monastici militari: gli Ospitalieri, i Templari, i Teutoni, i Lazzari, che in realtà rappresentavano anche cittadelle separate. In tutta la città furono costruiti molti edifici pubblici, come chiese e orfanotrofi.
La residenza degli Ospitalieri meglio conservata. Si trovava nella parte settentrionale dell'odierna città vecchia. Era un vasto complesso di edifici con una superficie di circa 4.500 mq. con numerosi saloni, e annessi, che erano dislocati intorno al cortile, la cui superficie era di circa 1200 mq. Le spesse mura erano fatte di arenaria segata (kurkar) e l'intero complesso era fortificato con torri angolari.
L'edificio principale era alto due piani. Il secondo ordine era sorretto da numerosi archi; una scalinata larga 4,5 metri vi conduceva dal lato orientale del cortile. Nell'angolo sud-ovest del cortile fu costruito un pozzo in pietra che forniva acqua agli abitanti. Un'ampia rete di canali di scolo raccoglieva l'acqua piovana dal cortile nella fognatura principale.
A sud del cortile c'era una sala rettangolare in stile gotico, 30 per 15 metri con una cupola alta 10 metri, che era sorretta da tre pilastri centrali rotondi, ciascuno di 3 metri di diametro. I camini indicano che questa stanza fungeva da cucina e sala da pranzo. I gigli araldici (simbolo della famiglia reale francese) sono scolpiti nella pietra ai due angoli della sala.
A sud della sala c'era un complesso di edifici noto come al-Bostana. Comprendeva un ampio salone con diverse enormi colonne che sostenevano un soffitto a volta. Questo edificio sotterraneo era la chiesa principale dell'ordine - la tomba simbolica di S. John.
A nord del cortile centrale c'era una serie di lunghe segrete con un soffitto di dieci metri, note come Sale dei Cavalieri. Da un lato porte che si aprono sul cortile, dall'altro finestre e portoni che si affacciano su una delle vie principali della città. Questi locali erano la caserma dei fratelli Ospitalieri.
Sul lato est c'era una sala colonnata 45 per 30 metri, che fungeva da ospedale. Il suo soffitto alto 8 m era sostenuto da tre file di colonne pentagonali. Sopra questa sala delle colonne, con ogni probabilità, c'era un castello dei crociati a quattro piani, che è raffigurato nei disegni dei contemporanei.
Nella sua parte settentrionale c'era un bagno pubblico con 30 cabine wc su ciascuno dei suoi due piani. Una rete fognaria collegava i servizi igienici alla fognatura centrale della città.
Un sistema fognario sotterraneo era situato sotto un gruppo di edifici ospedalieri. Questa rete raccoglieva l'acqua piovana e i rifiuti nella fogna centrale della città. Aveva un diametro di un metro ed era alto 1,8 metri ed era posato da nord a sud.
Il quartiere dei Templari si trovava nella parte sud-occidentale della città. Le agenzie di viaggio imprenditoriali israeliane, dopo gli scavi effettuati in questa parte della carestia, hanno organizzato escursioni in uno dei principali tunnel fognari, che ora è chiamato il "passaggio sotterraneo dei Templari".

Gli ultimi anni dell'Oriente latino (1250-1291)

La situazione interna negli stati cristiani

Nel 1240-1250. Il re Luigi IX di Francia, il Santo, intraprese una campagna in Egitto, che terminò con un completo crollo. Dopo essere sbarcati alla foce del Nilo e aver preso la fortezza di Damietta, i crociati fecero una campagna nell'entroterra dove furono sconfitti. Il re stesso fu catturato e poi riscattato. Coloro che si sono fatti male, così come coloro che sono stati riscattati dalla prigionia, si sono ritirati ad Acri. Louis rimase ad Acri fino al 1254. Louis fece grandi donazioni, organizzò lavori di fortificazione e lasciò un distaccamento di cento cavalieri e balestrieri nella città, che negli anni successivi fu sostenuto dalla corona francese. Il comandante di questo distaccamento portava il titolo di siniscalco del regno di Gerusalemme ed era membro del consiglio comunale di Acri.
Nel frattempo, a seguito della crisi di governo nello stato ayyubide, provocata dalla campagna egiziana di Louis, i mamelucchi presero il potere al Cairo.
Nel 1256 lo scontro tra la colonia veneta da una parte e quella genovese, alleata con i Pisani, dall'altra, sfociò ad Acri in un conflitto armato su larga scala, che fu chiamato la "Guerra di S. Savva" (così era il nome del monastero, che si trovava al confine tra i quartieri genovese e veneziano, e fu oggetto di una lite tra le due colonie).
Anche gli ordini militari e monastici furono coinvolti nelle ostilità tra le repubbliche mercantili. Così, nel 1259 ad Acri ci fu uno scontro armato tra i Templari e gli Ospitalieri, ed entrambe le parti subirono perdite significative. I cronisti affermano che quasi tutti i Templari che si trovavano in città morirono.
Le guerre commerciali tra le repubbliche italiane, in cui erano in qualche modo coinvolte tutte le forze dell'Oriente latino, si placarono solo dopo il 1261, quando l'imperatore di Nicea conquistò Costantinopoli e liquidò l'Impero latino. I veneziani furono espulsi da Bisanzio e i loro concorrenti, i genovesi, conclusero un accordo commerciale con Basileus Michael e rafforzarono notevolmente le loro posizioni.
Ma quali erano i cristiani dell'Oriente latino? Seguendo il “Templare di Tiro”, tutti gli storici, senza eccezioni, citano all'unanimità: “Il popolo non subisce indebolimento fisico; quasi tutti, secondo i loro cronisti, sono belli di viso e alti di corpo. Ma per le prossime generazioni, sono esseri incolori, patetici e inconsci accanto all'antica cavalleria di Terra Santa. Forse un soggiorno troppo lungo in Medio Oriente ha mutato - profondamente in peggio - il carattere franco-normanno, che ha perso i bei tratti dell'intelligenza e della fedeltà. Infatti la degenerazione delle ultime generazioni si manifesta in un indescrivibile miscuglio di litigi meschini e ragioni egoistiche causate dall'assenza di un'élite capace di politica ragionevole.
Ma l'autore di queste righe si contraddice. Il primo - le persone "belle di viso e alto di corpo", lui, senza esitazione, chiama degenerati. In secondo luogo, molteplici fonti e cronache testimoniano che i pulen e l'aristocrazia dell'Islam praticamente non si intersecavano: non c'erano né matrimoni misti né assimilazione culturale. In terzo luogo, l'aristocrazia di Inghilterra, Francia e Italia, in termini di stile di vita, non differiva molto dai nobili di Cipro e del Regno di Gerusalemme. L'autore, "assegnando" ai Pouleni la responsabilità della morte di Acri, distoglie l'attenzione dal fatto che nel 1289 la corona di Gerusalemme non aveva praticamente più feudi cavallereschi, cioè la nobiltà feudale semplicemente scomparve come uno strato che aveva entrate ed era in grado di influenzare in qualche modo gli sviluppi.

Mongoli, Ayyubidi e Mamelucchi

Allo stesso tempo, nel 1259, l'esercito mongolo guidato da Khan Hulagu invase la Siria, catturando Damasco.
Nonostante il fatto che un certo numero di nobili in Europa e nell'Oriente latino, incluso lo stesso Saint Louis, fossero pronti a concludere un'alleanza con i Mongoli contro gli Ayyubidi, a ciò si opposero grandi ordini monastici militari. I Templari e gli Ospitalieri fecero diverse incursioni nelle aree conquistate dai Mongoli e uccisero gli ambasciatori, dopodiché gli Hulagu effettuarono un attacco di rappresaglia, catturando Sidone. Dopodiché, aspettandosi un assalto, i crociati di Acri distrussero tutti i pacifici sobborghi della città.
Nel 1260, il sultano Katuz invase la Siria con un forte esercito e, dopo aver sconfitto i mongoli in diverse battaglie, scacciò i conquistatori dalla regione. Nello stesso anno, un colpo di stato di palazzo ebbe luogo in Egitto e il sultano Baybars salì al potere.
Nel 1262 Baibars intraprese una campagna militare, devastando le terre nelle vicinanze di Antiochia, Tripoli, Tiro e Acri. Nel 1265 Baibars conquistò Cesarea dopo un assedio sistematico. La città si arrese dopo alcuni giorni di arieti. Poi, dopo quaranta giorni di assedio, Arzuf si arrese. Safet si arrese nel 1266. Nel 1268 fu presa Giaffa e poi Antiochia. Durante questo periodo, furono fatti due tentativi per attaccare Acri, ma fallirono.
Nel 1269 si svolse una battaglia vicino alle mura di Acri tra il distaccamento francese comandato da Robert de Crescy ei Mamelucchi al comando di Baybars. Il distaccamento francese era composto da 130 cavalieri e alcuni fanti. Baybars aveva a sua disposizione 4.500 soldati. In questa battaglia, i francesi subirono una schiacciante sconfitta, dopo di che il contingente militare della corona francese perse praticamente il suo significato.
Nel 1270 Saint Louis intraprese l'ultima crociata. Truppe francesi, fiamminghi e inglesi, affiancate dai cavalieri d'Aragona, di Sicilia e del Regno di Napoli, che si erano radunati per assistere la Terra Santa nella guerra contro i Mamelucchi, sbarcarono invece in Tunisia e iniziarono le ostilità contro l'emiro locale. Ma dopo la cattura del castello cartaginese, iniziò la dissenteria nell'esercito crociato. Come risultato dell'epidemia, molti cavalieri morirono, così come lo stesso Louis. La spedizione senza testa andò in pezzi e nel 1271 solo il principe ereditario d'Inghilterra, il futuro re Edoardo I Longshanks (1272-1307) ei suoi cavalieri raggiunsero Acri. Vi giunse alla testa di un distaccamento di 1000 persone e, proprio come Saint Louis ai suoi tempi, vi lasciò un piccolo contingente militare, fondando l'Ordine di S. Tommaso d'Acri 1. Quest'ordine rappresentò infatti le forze militari della corona inglese nell'Oriente latino fino alla caduta finale.
Dopo una pausa di tre anni causata dalla necessità di resistere ai mongoli e all'invasione europea della Tunisia, Baybars, convinto del fallimento della crociata, tornò in guerra contro i cristiani. Nel 1271 catturò Krak des Chevaliers, Accor e Montfort, e fece anche un tentativo fallito di assalto anfibio a Cipro: la sua flotta fu colta da una tempesta e quasi tutte le navi si schiantarono sugli scogli.
Dopo di che, tra Carlo d'Angiò, che allora portava il titolo di Re di Gerusalemme, e Baibars, il 22 aprile 1272, si concluse una tregua della durata di 10 anni, 10 mesi e 10 giorni.
La morte di Baibars nel 1277 e due anni di disputa sull'eredità diedero ai cristiani una breve tregua. La pianura intorno ad Acri fu saccheggiata dalle incursioni saracene.
In questo periodo il territorio del Regno di Gerusalemme era limitato alle città di Acri, Tripoli, Tiro e Tortosa, oltre a Sidone e Atlit, che apparteneva ai Templari e Margat, che apparteneva agli Ospitalieri.
La successiva svolta nella catena degli eventi fu la caduta di Tripoli. Il nuovo sultano d'Egitto, il mamelucco Calaun, iniziò l'assedio della città il 17 marzo 1289. La guarnigione, divisa e mista, si difese senza molto zelo. Alla fine di aprile, dopo un assedio e un bombardamento, la città fu presa d'assalto.
Allo stesso tempo, l'Europa non ha fornito alcun supporto significativo al Regno di Gerusalemme. Solo che subito dopo la caduta della città, papa Niccolò IV inviò ad Acri 1.600 mercenari lombardi in venti galee, 2 che non ricevevano uno stipendio, e si impegnarono a saccheggiare gli insediamenti musulmani circostanti.
Dopo la cattura di Tripoli, il sultano Calaun concluse una tregua con il re Enrico II di Cipro per due anni, due mesi, due settimane, due giorni e due ore.
Ma, inoltre, nella primavera del 1290, Calaun concluse un accordo commerciale con Genova, nonché un'alleanza difensiva con il re aragonese, che modificò radicalmente gli equilibri di potere in Medio Oriente. Ora, avendo fatto dei Genovesi suoi alleati, il Sultano d'Egitto non ha bisogno del Regno di Gerusalemme come porta di scambio tra Occidente e Oriente, ma di Acri come centro commerciale. Mentre la situazione è girata a suo vantaggio, cerca una scusa per riprendere le ostilità e la trova rapidamente.

L'inizio delle ostilità 1290-1291.

Nell'agosto del 1290 i "mercenari" - i Longobardi - giunti ad Acri, approfittarono del primissimo pretesto per iniziare saccheggi e rapine. Presumibilmente, hanno sentito voci secondo cui una certa donna cristiana è stata sedotta da un saraceno e, non comprendendo la complessità delle relazioni locali, hanno organizzato un pogrom nei quartieri musulmani. I cavalieri locali fermarono i predoni e furono presi in custodia, ma questo fu riferito a Calaun. Era furioso, riteneva che la tregua fosse stata violata dai cristiani e inviò una lettera ad Acri chiedendo che i responsabili fossero puniti.
Ma il consiglio comunale, sotto la pressione dell'ex arcivescovo di Tiro, Bernardo, responsabile davanti al papa di questo contingente, rifiutò di condannare i colpevoli, sottolineando che essi, in quanto crociati, erano sotto la giurisdizione esclusiva del papa.
Allora Guillaume de Gode, il Gran Maestro dell'Ordine del Tempio, secondo il cronista, propose di ingannare il Sultano, invece di giustiziare i criminali già detenuti nel carcere cittadino. Jacques di Montreal dice inoltre che questa proposta non è passata al consiglio comunale e in risposta è stato inviato un vago messaggio al Sultano, dopo di che ha deciso di iniziare una guerra.
Il fatto che il Sultano abbia deciso seriamente di sfruttare il precedente e di rompere l'accordo in qualsiasi circostanza è dimostrato dal fatto che ha riunito un consiglio di imam per fornire una giustificazione religiosa e legale per la giustizia delle sue azioni.
Guillaume de God ne mandò un'altra, la sua stessa ambasciata a Calaun con una richiesta di pace, e chiese il riscatto di un lustrino per ogni cittadino. Il consiglio comunale ha nuovamente respinto la proposta.
Già nell'ottobre 1290 iniziò la mobilitazione e la preparazione dell'equipaggiamento d'assedio nel Sultanato, che unì la Siria e l'Egitto. Ma il 4 novembre, dopo aver lasciato il Cairo per il suo quartier generale, il sultano Kalaun si ammalò improvvisamente e il 10 novembre morì. Suo figlio Al-Esseraf divenne il suo erede, che giurò di non rendere onore alla sepoltura di suo padre fino a quando Acri non fosse stato raso al suolo.
Il nuovo sultano inviò una lettera al Gran Maestro dei Templari ad Akra con il seguente contenuto: “Sultano dei sultani, re dei re, signore dei signori, Malek al-Esseraf; potente, formidabile, punitore dei ribelli, vincitore dei Franchi e dei Tartari e degli Armeni, strappando fortezze dalle mani degli infedeli<...>a te, Maestro, nobile maestro dell'ordine del Tempio, vero e saggio, i saluti e la nostra buona volontà. Dato che sei un vero marito, ti inviamo messaggi sulla nostra volontà e ti facciamo sapere che stiamo andando dalle tue truppe per riparare il danno che ci è stato fatto, motivo per cui non vogliamo che le autorità di Acri ci inviino lettere o regali , perché non ce la faremo più". Perché relazioni diplomatiche già sbranati, furono imprigionati gli ambasciatori giunti al quartier generale, tra i quali i Templari.
Durante l'inverno 1290-1291. I mamelucchi costruirono catapulte: il legname fu portato dalle montagne libanesi a Baalbek e lì furono assemblati. Nel marzo 1291 iniziò la raccolta e la promozione delle truppe. La dimensione dell'esercito del Sultano d'Egitto, indicata nelle fonti, varia da 85.000 a 600.000 persone.
Nella sua "campagna" pubblicata nell'ambito del progetto Osprey, uno dei principali autori, David Nicolet, non nomina alcun numero specifico. Un ricercatore più serio, autore dell'opera "Affari militari in Medio Oriente 1191-1291". Christopher Marshall fornisce una tabella riassuntiva e, riferendosi ai cronisti, nomina le seguenti figure:
70.000 cavalieri e 15.000 fanti ("Deeds of the Cypriots").
40.000 cavalieri e 200.000 fanti ("Lamento per la caduta di Acri").
200.000 cavalieri e "molti" fanti ("Cronaca di San Petri").
Solo 600.000 (Ludolf di Sadheim).
Ma è probabile che i cronisti, che peraltro scrissero le loro opere già nel XIV secolo, citino figure che non corrispondevano bene alla realtà dell'epoca. Sembra che lo standard "centomila" non fosse un numero contato, ma semplicemente una forma idiomatica, come l'"oscurità" delle cronache russe. Naturalmente, i mamelucchi erano più numerosi dell'esercito dei crociati, ma non rappresentavano una minaccia maggiore dei mongoli e non erano così numerosi.
La composizione dell'esercito è ancora più difficile da determinare del suo numero. Direttamente, i "Mamelucchi" erano le guardie del Sultano e costituivano anche il corpo degli ufficiali. I distaccamenti di guerrieri professionisti, acquistati durante l'infanzia nei mercati degli schiavi e addestrati in artigianato militare, erano una delle formazioni militari più pronte al combattimento del loro tempo. La dimensione di questo esercito regolare variava da 9 a 12 mila persone (secondo alcune fonti, fino a 24 mila persone), la cui base erano i distaccamenti di cavalleria sotto il comando di 24 bey tra i grandi feudatari 3. È difficile dire quale percentuale del numero totale delle truppe mamelucche erano equestri e quale fanteria. Molti ricercatori sono inclini a pensare che la cavalleria fosse la maggioranza.
Il resto dell'esercito era composto da contadini e cittadini mobilitati. Con il suo gran numero, non aveva praticamente alcun potenziale di combattimento ed era utilizzato per lavori di genio e ausiliari.
Per quanto riguarda l'equipaggiamento d'assedio. La sua presenza e la sua potenza non sono in serio dubbio, poiché le grandi catapulte sono descritte in dettaglio nelle fonti arabe. Ma anche qui i numeri divergono.
La cifra "demoniaca" di 666 auto appare solo in Acre's Lament for the Doom. Questa cifra, ovviamente, serviva solo a una cosa: enfatizzare l'essenza satanica del nemico. La più probabile, sia tecnicamente che organizzativa, è la menzione di 92 macchine d'assedio, di cui 4 sono enormi lanciatori di pietre, ognuna delle quali, come una nave, aveva il proprio nome. Truppe di ingegneria durante la sparatoria, almeno quattro persone hanno servito un'auto, circa 20 persone hanno servito auto di grandi dimensioni.
Da un punto di vista economico, anche la cifra di 100.000 del totale degli attivisti del Sultanato è una sovrastima. Le terre circostanti furono devastate e non consentirono di sfamare un tale esercito e la consegna di cibo dalla Siria e dall'Egitto aumentò più volte il costo della spedizione.
L'esercito era composto da tre componenti: l'esercito di Hama, l'esercito di Damasco e l'esercito dell'Egitto. L'esercito avanzò ad Acri da due lati, dal Cairo e Damasco. Come testimonia un testimone oculare, la formazione in marcia dalla Siria si estendeva fino al Carmelo (20 km) e dall'Egitto ai monti Karuba.

Indubbiamente, nella primavera del 1291, Acri era una delle fortezze più moderne e potenti della regione. Aveva un'eccellente fortificazione delle mura esterne e un'architettura del centro città, che consentiva di trasformare quasi tutti i suoi quartieri in centri di difesa separati e ben fortificati.
Le mura esterne circondavano la città da tutti i lati ed erano singole dal mare e doppie dalla terraferma. La città era divisa da un grande muro in due parti: direttamente Acri e l'ex sobborgo di Monmazar.
A quel tempo, la città era piena di profughi dalle città catturate dai musulmani ed era un misto di un campo militare e il più grande porto commerciale. Era costituito da diciassette comunità separate, ognuna delle quali era in realtà una fortezza separata all'interno delle mura della città.
Per quanto riguarda il numero delle truppe in città durante l'assedio e la loro composizione.
700-800 cavalieri e 14.000 fanti ("Deeds of the Cypriots")
900 cavalieri e 18.000 fanti ("Lamento per la morte di Acri")
1200 cavalieri e solo 30.000 soldati (James Auria, "Annales").
Sfortunatamente, da nessuna parte è indicato ciò che è di primario interesse per l'analisi: il numero di tiratori - arcieri e balestrieri, nonché la presenza, il numero e la natura dei lanciatori di pietre.
Se ci rivolgiamo a fonti indirette, possiamo determinare più oggettivamente il numero e la composizione dei difensori. I Templari e gli Ospitalieri, secondo gli esperti, nella seconda metà del XIII secolo, insieme non avevano più di 500 fratelli cavalieri, e secondo l'indice generale delle forze armate degli ordini, potevano costituire un esercito con un numero totale fino a 5000 unità da combattimento.
Teutoni e spadaccini 4 - questi ordini avevano qualche contingente ad Acri, numero totale fratelli degli ordini tedeschi dopo la sconfitta negli stati baltici, e un nuovo reclutamento in Europa fu di circa 2.000 fratelli, la maggior parte dei quali nel nord.
Cavalieri dell'Ordine di S. Tommaso d'Acri - 9 cavalieri e maestro.
Lazzari, Cavalieri di S. Il Santo Sepolcro ei Cavalieri dell'Ordine dello Spirito Santo sono citati come difensori della città, ma in numero estremamente ridotto.
Per la difesa della città, le mura erano divise in quattro settori. I Templari e gli Ospitalieri avevano il compito di proteggere il fianco sinistro - dalla costa alle porte, S. Antonio, ei cavalieri dei "piccoli ordini" costituivano uno squadrone consolidato. Successivamente furono le truppe del "distaccamento combinato" di Teutoni e Lazzari, poi il contingente francese, insieme ai cavalieri dell'Ordine di S. Tommaso, al comando del siniscalco Jacques de Grally, le truppe del regno cipriota al comando del conestabile Amaury de Lusignan. Sul fianco destro c'erano i Veneziani ei "mercenari pontifici" giunti nel 1290, seguiti dai Pisani e dalle milizie cittadine.
Se procediamo dal fatto che la responsabilità delle mura e delle torri era distribuita proporzionalmente alle forze a disposizione, risulta che i settori dei Templari e degli Ospitalieri ammontavano a circa il 40%, ed altri (ordini, francesi, ciprioti, veneziani , crociati, pisani, milizie) - 60%. Questo calcolo mostra che il numero totale delle truppe era più vicino alla cifra indicata negli Atti dei ciprioti.
Così, all'inizio dell'assedio, Guillaume de Beaugh, eletto capo dal consiglio comunale, non aveva a portata di mano più di 15.000 soldati, di cui 650-700 cavalieri a cavallo. È tanto o poco? La "norma" generalmente accettata per l'era delle armi da taglio è di 1,2 persone per metro di muro e una media di 50 persone per torre. Come abbiamo detto, Acri si trova su una penisola e le sue mura esterne sono lunghe circa due chilometri. Le mura sono doppie e avevano 23 torri.
Cioè bastavano 1.500 fanti per proteggere le torri, e la difesa di 4.000 metri di mura in tre turni richiedeva circa 14.500 persone.
La descrizione dei combattimenti mostra che i difensori avevano molti balestrieri, ma nulla si dice dell'artiglieria cittadina, sebbene nella descrizione della "Guerra di S. Sava" sopra citata, pisani e genovesi usassero lanciatori di pietre l'uno contro l'altro all'interno del città. L'unica cosa che viene menzionata di sfuggita nelle cronache è l'uso di macchine da lancio che venivano installate sulle navi.
La città si era liberata dal mare, non ne mancava acqua dolce, cibo, munizioni, aveva una regolare comunicazione idrica con il resto delle fortezze sopravvissute dell'Oriente latino e l'isola di Cipro. Il numero, l'addestramento e la composizione degli armamenti dei difensori della città erano sufficienti per una sua efficace difesa e consentivano di difendere le mura dalle forze nemiche molte volte superiori. Tuttavia, le difese di Acri furono infrante dai Mamelucchi in soli ventisette giorni.

Assedio di Acri. 5 aprile - 17 maggio

Il 5 aprile, Sultan Al-Esseraf è arrivato dal Cairo, ha posizionato il suo quartier generale nel sobborgo cittadino di Tal al-Fukar e le sue truppe hanno preso posizione. Il 6 aprile inizia ufficialmente l'assedio di Acri. Due giorni dopo arrivarono dei lanciatori di pietre e furono posti in posizione, che l'11 aprile iniziarono i regolari bombardamenti delle mura e delle torri.

“Una delle macchine, che si chiamava Haveben [gab-dan - furious], in altre parole - Wrathful, era davanti al posto dei Templari; et un'altra macchina, lanciata al posto de' Pisani, fu chiamata Mansur, cioè vittoriosa; il successivo, quello grosso, che non so come chiamare, fu gettato nel posto degli ospedalieri; e la quarta macchina fu lanciata contro una grande torre chiamata Torre Maledetta, che sta sul secondo muro ed era difesa dalla compagnia del re. La prima notte eressero grandi scudi, e scudi di sbarre allineati davanti alle nostre mura, e la seconda notte si avvicinarono ancora di più, così si avvicinarono finché giunsero ad un fossato, e dietro i detti scudi c'erano dei guerrieri che smontarono dai loro cavalli in terra con l'arco in mano.

Dall'11 aprile al 7 maggio, l'assedio della città è lento da parte degli assedianti. I lanciatori di pietre sparano metodicamente alle mura, i soldati cercano di riempire il fossato, ma vengono scacciati dalle mura dai balestrieri. Ma i difensori, al contrario, sono costantemente attivi.
La cavalleria cavalleresca pesante ovviamente non poteva essere utilizzata all'interno della città, ei capi militari sono ragionevolmente alla ricerca di opportunità per un suo uso efficace.
Secondo alcune fonti, nella prima settimana dell'assedio, i Templari organizzarono una grande sortita, a seguito della quale furono catturati 5.000 prigionieri e portati in città. Questa informazione, data dal cronista Lancrost, differisce da quanto scrive l'autore degli Atti dei ciprioti, ma, tuttavia, da queste cifre si può concludere che molti prigionieri furono effettivamente catturati, il che a sua volta significa che il grosso dell'esercito gli invasori erano milizie non addestrate. In nessun altro luogo viene menzionato il destino di un numero così incredibile di prigionieri.
Guillaume de God si offrì di portare fuori dalla città la forza da sbarco e di combattere sotto le mura della fortezza in campo aperto. Ma i temporali primaverili, caratteristici del Mediterraneo, hanno impedito l'attuazione di questi piani. Il 13-14 aprile i crociati lanciarono un raid sul fianco destro delle truppe mamelucche, ma le navi furono disperse da una tempesta, ed i comandanti preferirono non rischiare più.
Nella notte tra il 15 e il 16 aprile, i Templari organizzarono un'incursione notturna nell'accampamento dell'esercito di Cam. È iniziato bene, ma secondo il cronista, i cavalli si sono impigliati nelle tende nell'oscurità e non è stato ottenuto alcun risultato evidente.
La successiva sortita fu organizzata dagli Ospitalieri nella notte tra il 18 e il 19 aprile contro il fianco meridionale, ma finì anche senza successo, poiché i mamelucchi erano in allerta e misero le guardie. Successivamente, è stato deciso di interrompere i contrattacchi, poiché non portano risultati evidenti, ma portano a pesanti perdite.

“E quando venne il giorno, il nostro popolo in consiglio espresse il parere di uscire da ogni parte a cavallo ea piedi e bruciare la struttura di legno; così il monsignore maestro dell'ordine del tempio e i suoi uomini, e sir Jean de Grandson 5 e altri cavalieri, salirono di notte alle porte di Ladre, e ordinarono il maestro a un certo provenzale, che era visconte di Bort nel distretto di Acri, per dare fuoco alla struttura lignea della grande macchina del sultano; e quella notte uscirono e si trovarono presso una tettoia di legno; e colui che doveva gettare il fuoco si spaventò e lo lanciò in modo che [il fuoco] volò via a breve distanza e cadde a terra e si accese a terra. Tutti i Saraceni che erano là, cavalieri e fanti, furono uccisi; ei nostri uomini, tutti fratelli e cavalieri, cavalcarono tanto innanzi tra le tende che i loro cavalli si impigliarono con i piedi nelle funi delle tende e inciamparono, e poi i Saraceni li uccisero; e così perdemmo quella notte diciotto cavalieri, fratelli dell'Ordine del Tempio e cavalieri laici, ma catturammo molti scudi saraceni [grandi] e piccoli, e trombe e timpani<...>
Dalla luna era luminoso come il giorno, e il Sultano di Hama, che stava a guardia di questo settore del fronte, radunò duemila cavalieri, davanti ai quali un piccolo distaccamento di trecento soldati, circondando il maestro dell'Ordine del Tempio, dovuto ritirarsi. Le sortite che si proponevano di effettuare attraverso le altre porte della città non ebbero luogo, poiché i Saraceni furono avvertiti e preparati alla difesa.
Un altro attacco notturno - questa volta in una notte senza luna - non fu migliore, "i Saraceni furono avvisati e predisposero tale illuminazione con fuochi di segnalazione che sembrava che avessero giorno<...>e ha attaccato il nostro popolo così duramente con le frecce che sembrava che fosse pioggia<...>"» .

Dopo gli attacchi infruttuosi in città, inizia l'evacuazione.
Entro la fine di aprile, gli ingegneri del Sultano stavano completando la preparazione dell'equipaggiamento d'assedio e il 4 maggio iniziò un massiccio bombardamento, che continuò per dieci giorni senza interruzioni. Lo stesso giorno, il 4 maggio, re Enrico arriva ad Acri con 40 navi. Porta le sue truppe: circa 100 cavalieri e 3.000 fanti.
Il 7 maggio Henry manda i parlamentari ad al-Esseraf con un'offerta di pace, ma chiede la resa della città, non ferma il bombardamento e alla fine, quasi giustiziando gli ambasciatori, risponde con un rifiuto categorico. L'8 maggio, a seguito del bombardamento, il barbacane davanti alla torre reale fu distrutto e i difensori lo abbandonarono. Al-Esseraf inizia un assalto alle mura di fronte al settore "reale". Sembra che l'arrivo di rinforzi da Cipro non faccia altro che aumentare la pressione del nemico e ora, al terzo giorno dopo i negoziati, si verifica una svolta cardinale nella situazione. A seguito di scavi e bombardamenti, la Torre Inglese, la torre della Contessa di Blois, le mura alle porte di St. Antonio, e le mura presso la torre di S. Nicholas (cioè quasi l'intera parte delle fortificazioni, che si trovava nel settore franco-cipriota). Il 15 maggio crollarono le mura esterne della Torre del Re.
Gli ingegneri mamelucchi hanno realizzato uno schermo che ha permesso ai genieri nella notte tra il 15 e il 16 maggio nell'area delle porte di Sant'Antonio (all'incrocio tra il settore ospedaliero e il settore francese) di sfondare un ampio passaggio. Il sovrano mamelucco di Kerak, Baibars al-Mansuri, lasciò le sue memorie dell'assedio di Acri in una cronaca nota come Zubdat al-Fikra fi Tarikh al-Hijra. Ricorda come, durante la fase finale dell'assedio di Acri, una delle torri crociate fu gravemente danneggiata dai manganelli, che fecero un varco tra la torre e il muro principale. Ma questo varco era protetto dai balestrieri nemici, così che i mamelucchi non potevano cominciare a riempire il fosso per arrivare alla breccia. Di notte, Baybars usava scudi rivestiti di feltro all'interno, che descrive come "a forma di lunga nuvola bianca", che venivano sollevati verticalmente con un sistema di alberi e funi, simile al sartiame di una nave. Mettendosi al riparo dietro questo schermo, Baybars ei suoi uomini riempirono il fossato, creando un passaggio che l'esercito del Sultano usò per assaltare la città. Ma le truppe degli Ospitalieri e dei Templari mettono un "gatto" 6 nel varco, organizzano un contrattacco e respingono il nemico.
Re Enrico e suo fratello, l'agente Amaury ritirano le loro truppe, si imbarcano sulle navi e lasciano la città. 7. La partenza delle truppe di Enrico di Cipro lasciò effettivamente indifesa la parte centrale delle mura esterne, e il 16 maggio le truppe mamelucche avanzano sotto il copertura di scudi. In questo momento, ciprioti, veneziani, pisani e residenti locali vengono caricati sulle navi.
I Templari e gli Ospitalieri della fascia sinistra più volte (almeno tre volte) mettono fuori combattimento gli attaccanti del settore centrale abbandonati dai difensori e costruiscono barricate. Ma i Mamelucchi, sfruttando il vantaggio numerico e nonostante le perdite, tornarono indietro, e alla fine distrussero le mura e le torri, facendo una breccia lunga 60 cubiti. Dopo che le mura e le torri sono state distrutte, il Sultano nomina un assalto generale la mattina del 18 maggio.

Tempesta 18-20 maggio

L'attacco è iniziato all'alba in tutto il settore centrale. I restanti distaccamenti reali in città si ritirano nel settore degli Ospitalieri e dei Templari, stanno cercando di riconquistare le mura catturate, ma senza successo.
Allo stesso tempo, mentre tentava di radunare i difensori in un contrattacco, Guillaume de Gode fu ferito a morte.

« Il maestro dell'ordine del Tempio fu accidentalmente raggiunto da una freccia quando il maestro alzò la mano sinistra, e non c'era scudo su di essa, solo un dardo nella sua mano destra, e questa freccia colpì la sua ascella, e la canna entrò nella sua corpo.
Il maestro si armò frettolosamente e indossava solo un'armatura leggera, le cui articolazioni non coprivano bene i lati.
E quando si sentì ferito a morte, cominciò ad andarsene, ma pensavano che partisse volontariamente per salvare se stesso e il suo stendardo<...>e gli corsero davanti, e poi tutto il suo seguito lo seguì. E mentre si ritirava, gli si avvicinarono una ventina di crociati buoni della Valle di Spoleto e gli dissero: "Ah, per l'amor di Dio, signore, non partire, perché presto la città sarà perduta". E rispose loro ad alta voce, in modo che tutti potessero sentire: "Anziani, non posso, perché sono morto, vedere il colpo". E poi abbiamo visto una freccia immersa nel suo corpo. E a queste parole, gettò il dardo a terra, chinò il capo e cominciò a cadere da cavallo, ma il suo seguito balzò a terra dai cavalli e lo sostenne, lo fece scendere da cavallo e lo mise su uno scudo abbandonato, che vi trovarono e che era molto grande e lungo.
I servi lo portarono in città lungo un ponte, attraverso canali d'acqua e un passaggio segreto che conduceva al palazzo di Maria di Antiochia. Qui gli tolsero l'armatura, tagliandogli le cinghie dell'armatura sulle spalle, poi lo avvolsero in una coperta e lo portarono a riva. Poiché il mare rimaneva agitato e non una sola barca poteva sbarcare, il seguito portò il comandante alla residenza dell'ordine, trascinando una barella attraverso un buco nel muro.
E tutto il giorno stette nel tempio senza parlare.<...>, tranne una parola, quando udì il rumore di persone in fuga dalla morte, e chiese che cosa fosse; e gli fu detto che il popolo stava combattendo; e ordinò che fossero lasciati soli, e da allora non parlò e diede la sua anima a Dio. E fu sepolto davanti al suo altare, cioè al trono, dove si cantava la messa. E Dio si compiacque di lui, perché dalla sua morte fu grande danno
» .

Parte degli Ospitalieri salpò per Cipro, portando via il loro Gran Maestro gravemente ferito. Ecco cosa scrisse il Gran Maestro degli Ospitalieri, Jean de Villiers di Cipro, a Guillaume de Villaret, priore di Saint-Gilles:

“Loro [musulmani] hanno fatto irruzione in città la mattina presto da tutte le parti con grandi forze. Il convegno ed io difendemmo le porte di Sant'Antonio, dove c'era un numero incalcolabile di saraceni. Tuttavia, li abbiamo respinti tre volte, in un luogo comunemente chiamato "The Cursed". Sia in questa che in altre battaglie combatterono i fratelli del nostro ordine, difendendo la città, i suoi abitanti e il paese, ma, a poco a poco, perdemmo tutti i fratelli del nostro ordine, che ricevevano ogni sorta di lode, che resistettero per la Santa Chiesa, e abbiamo incontrato la nostra ultima ora. Tra loro cadde il nostro caro amico, il fratello maresciallo Matthew de Clermont. Era un nobile cavaliere, un guerriero coraggioso ed esperto. Che il Signore riceva la sua anima!
Lo stesso giorno ho ricevuto un colpo tra le spalle con una lancia, che mi ha quasi ucciso, il che mi rende molto difficile scrivere questa lettera. Intanto una grande folla di Saraceni irruppe in città da tutte le parti, per terra e per mare, avanzando lungo le mura, che furono ovunque prese a pugni e distrutte, fino a raggiungere i nostri nascondigli 9. I nostri sergenti, servi, mercenari e crociati e tutto il resto si è rivelato in una situazione disperata e sono fuggiti verso le navi lanciando armi e armature. Noi ei nostri fratelli, moltissimi dei quali sono stati feriti a morte o gravemente, li abbiamo protetti per quanto Dio sa! E poiché alcuni di noi si fingevano mezzi morti e giacevano in deliquio davanti ai nemici, i miei sergenti e i nostri servi portarono fuori di lì, ferito a morte, e altri fratelli, esponendoci a grande pericolo 10. Così, io e alcuni di i fratelli furono salvati per volontà di Dio, la maggior parte di loro furono feriti e percossi senza alcuna speranza di guarigione, e noi arrivammo all'isola di Cipro. Il giorno in cui questa lettera è stata scritta, siamo ancora qui, con una grande tristezza nei nostri cuori, catturati da un dolore travolgente.

Tuttavia, i Templari e gli Ospitalieri sopravvissuti respinsero l'assalto alla torre di S. Antonio. Il secondo centro di difesa era il fianco destro del "settore reale", guidato dal rappresentante del re d'Inghilterra, Otto de Grandison.
Il panico è iniziato in città, i residenti si sono precipitati al porto per imbarcarsi sulle navi, ma in mare è iniziata una tempesta. Il Templare Roger de Flor riuscì ad impossessarsi di una delle navi, e cercò di approfittare della situazione per guadagnare denaro che estorceva alle nobili dame in cambio della loro salvezza profughi che la barca affondò, e con essa morì .
Contemporaneamente, a quanto pare, veneziani, pisani e le milizie cittadine lasciarono le loro posizioni e iniziarono a evacuare. A sera, i superstiti difensori della città, quelli che non fuggirono, così come quelli che, a causa della tempesta, non potevano salpare e tornarono indietro, si radunarono presso le residenze dei Templari, e decisero di combattere fino alla fine, scegliendo il loro capo Maresciallo dei Templari Pierre de Sevry.

Difesa nella fortezza dei Templari

Per due giorni e due notti, all'interno della città regna la totale confusione. La comunicazione tra il quartier generale del Sultano e le truppe andò perduta e i reparti che fecero irruzione in città furono probabilmente coinvolti in rapine, che permisero a coloro che decisero di difendere fino in fondo la città di riorganizzarsi. Tutti i cronisti notano all'unanimità che c'erano pochissimi prigionieri. Difficile dire se i profughi siano riusciti a raggiungere le galee, ma è chiaro che molti civili e difensori sono annegati in mare.
Fino al 20 maggio tutti i difensori della città, precedentemente bloccati nelle loro residenze, sono concentrati nella fortezza dei Templari. Il maresciallo dell'Ordine del Tempio Pierre de Sevry viene eletto capo. I Mamelucchi hanno cercato per una settimana di prendere d'assalto il Tempio, ma senza successo. Durante questo periodo, i difensori, approfittando del fatto che hanno accesso al mare, evacuano la popolazione civile, nonché il tesoro dell'ordine.
Il 28 maggio, il Sultano offre ai Templari onorevoli condizioni di resa: accesso al porto con le armi in mano. Lo stesso giorno, le condizioni sono state accettate dai difensori. Le galee entrano nel porto, la popolazione civile della città, accompagnata da cavalieri, esce dal Tempio. La bandiera dell'Islam appesa sopra la torre serviva come segno di resa. Ma uno degli emiri, che perlustrava la città in cerca di bottino, vide la bandiera e decise che la fortezza era stata presa e attaccò i profughi. I difensori usarono le loro armi in risposta e si rinchiusero di nuovo nella fortezza.
Il 29 maggio de Sevry, con due Templari, andò a negoziare con il Sultano. Ma Al-Esseraf considerava i crociati violatori del giuramento, si rifiutò di ascoltare i parlamentari e ordinò che fossero decapitati.
I difensori sopravvissuti si barricarono nella Torre del Maestro. I genieri hanno minato le sue fondamenta durante il giorno, il 30 maggio la torre è crollata, i mamelucchi irrompono all'interno e hanno ucciso coloro che sono sopravvissuti sotto le macerie.

Gli ultimi giorni dell'Oriente latino

Subito dopo la notizia della caduta delle mura di Acri, il 19 maggio Tiro si arrese senza combattere. Alla fine di giugno Sidone fu catturata. 31 luglio Beirut si arrese. Castello Pellegrino 13 e Tortosa furono abbandonati dai Templari tra il 3 e il 14 agosto. Salparono verso l'isola senz'acqua di Ruad, che si trova a due miglia da Tortosa, e la tennero per altri vent'anni.
Al-Esseraf ordinò la distruzione di tutti i castelli che si trovavano sulla costa in modo che i Franchi non potessero più prenderne possesso.
Intorno al 1340 Ludolph di Sadheim, sacerdote tedesco, scrisse che durante un pellegrinaggio in Terra Santa si imbatté in due anziani che vivevano sulla costa del Mar Morto. Parlò con loro e scoprì che erano ex Templari, catturati alla caduta di Acri nel 1291, che da allora erano vissuti sulle montagne, tagliati fuori dalla cristianità. Si sposarono, ebbero figli e sopravvissero al servizio del Sultano. Non sapevano nemmeno che l'ordine del Tempio fu sciolto nel 1212 e il Gran Maestro fu bruciato come un eretico che si rifiutò di pentirsi. Queste persone provenivano dalla Borgogna e da Tolosa e furono rimpatriate entro un anno con le loro famiglie. Per evitare uno scandalo, furono ricevuti rispettosamente dal papa, lasciati alla sua corte e vi trascorsero il resto della loro vita.

Storia di Acri dopo la caduta del Regno di Gerusalemme

Nei quattro secoli successivi, Acri perse ogni significato, trasformandosi in un villaggio di pescatori.
1750 - Dahar El-Omar, un capo beduino che si ribellò al dominio turco e conquistò la Galilea, fa di Acri la sua capitale. Erige mura e restaura il porto.
1775 - Il comandante turco Ahmet Al Jazir (Achmed El-Jazer) sconfisse Al-Omar, lo giustiziò e divenne il sovrano della regione. Ha costruito una fortezza ben fortificata sul sito della vecchia Acri.
1799 Napoleone assedia la città.
1804 - El Jazeer muore. Il suo erede, Suleiman Basha, continua a ricostruire Acri e ripara l'impianto idraulico. Morì nel 1819.
1819-1831 - Abdullah Ben Ali Bashi regna in città.
1831 - Ibrahim Ben Muhammad (Ibrahim Ben Muhammad) alla testa delle truppe egiziane conquista Israele. Si stabilisce ad Acri e continua le sue conquiste nell'est.
1840 - La flotta combinata britannico-turca-austriaca assedia Acri.
Prima del 1918 Acri è centro amministrativo regione settentrionale della provincia di Israele nell'impero ottomano.
1918 - La provincia di Israele viene occupata dagli inglesi, che fondano la città di Haifa. Acri sta perdendo la sua importanza come città portuale.
1948 - Acri viene occupata da Israele.

Applicazioni

1. I cronisti dell'assedio e della caduta di Acri

La principale fonte per lo studio di questi eventi furono gli Atti dei ciprioti (Les Gestes des Chiprois). Le cronache furono scritte all'inizio del XIV secolo e coprono il periodo dal 1131 al 1314. 14. L'assedio di Acri e la situazione nell'Oriente latino sono descritti nella terza parte degli "Atti dei Ciprioti" e sono scritti da un certo "Templare di Tiro".

“In effetti, quest'ultimo non era un Templare e trascorse solo un po' di tempo a Tiro. Forse si chiamava Gerardo di Montreal e apparteneva alla nobiltà minore del regno. A lui dobbiamo il terzo libro degli "Atti dei ciprioti" - probabilmente una raccolta da varie fonti. Egli stesso appare prima come paggio di Margherita d'Antiochia, moglie di Jean de Montfort, signore di Tiro, e almeno dal 1269 al 1270. trascorre circondato da Montforts. Quindici anni dopo, appare come segretario di Guillaume de Bauge. Lui, ovviamente, non è un fratello dell'ordine, ma una persona fidata e un impiegato del maestro. Il cronista conosceva l'arabo, è stato lui a tradurre in questa lingua le lettere per Dio e a comporre messaggi indirizzati ai musulmani. Le sue funzioni possono essere identificate con quelle di uno scriba saraceno devoto alla persona del maestro, e fornisce preziosi dettagli sul ruolo dei Templari durante l'ultimo ventennio del regno latino.

Queste cronache furono scritte nell'interesse della dinastia regnante dei Lusignano a Cipro e furono pubblicate all'inizio del XIV secolo, cioè in un'epoca in cui il Regno di Gerusalemme non esisteva più. Molto probabilmente, ecco perché più spesso coloro che non potevano difendersi da soli vengono mostrati come i principali "colpevoli" della sconfitta - i sovrani scomparsi d'oltremare - i Poulein e i Templari sconfitti dal re di Francia.
La seconda fonte principale più citata è Lamento per la caduta di Acri (De exidio urbis Acconis passim).

"Autore del Compianto alla caduta di Acri, monaco domenicano Ricoldo de Monte Croce alla fine del XIII secolo. ha spiegato il crollo delle Crociate con il fatto che l'Occidente ha rifiutato un sostegno effettivo alla Terra Santa, perché l'idea del martirio per Gerusalemme, secondo questo monaco, ha cessato di portare soddisfazione morale.

"Lamento..." è la versione ufficiale dei fatti adottata da Roma.
Anche il diplomatico e cronista veneziano Marin Sanudo (Sanudo, Marin il Giovane) (1466-1536) cita questi eventi, ma nel descrivere ciò che accadde direttamente ad Acri utilizza gli Atti dei Ciprioti, e la sua opera è più interessante per aspetti che riguardano direttamente a Venezia.
Un altro cronista, Lancrost, non fu testimone oculare degli eventi, ma con ogni probabilità li descrisse dalle parole di Otto de Grandison.
Piccole note fatte in greco dal monaco Arsenios si riferiscono a Bartolomeo di Neokastro, che accusa i Franchi di pigrizia, vita depravata e viltà.
La cronaca di Ludolf di Sadhem è un racconto tradizionale dell'Oriente, scritto diversi anni dopo la caduta di Acri.
Le cronache di Abu al-Fida sono molto brevi, ma questa è l'unica testimonianza oculare degli eventi. Il documento arabo più dettagliato è una lettera del Sultano al re d'Armenia Hatum II.
La più inaffidabile delle cronache arabe sono le opere di al-Maqrizi, che sono completamente confutate da altri cronisti arabi 15.

2. Panoramica delle fonti utilizzate

La storia della città di Acri, così come i risultati della ricerca archeologica, sono tratti principalmente dal sito ufficiale del Ministero degli Affari Esteri israeliano. Le descrizioni della storia della città durante l'era delle Crociate si basano sugli scritti di Coogler e Riley-Smith.
Per quanto riguarda l'assedio e la cattura di Acri, la base era una meravigliosa raccolta di materiali sulla storia delle crociate, curata da Wolf e Hazard. Si tratta di un'opera accurata e corretta, in cui è stato utilizzato il maggior numero possibile di cronache medievali. È ricco di dettagli ed è completamente privo di qualsiasi soggettività e "letterario" nella descrizione e valutazione degli eventi. Il suo unico ma, purtroppo, molto significativo inconveniente è la quasi totale mancanza di attenzione agli aspetti tecnico-militari. Ma questa lacuna è quasi completamente colmata dall'opera fondamentale di Christopher Marshall "Military Affairs in the Middle East".
Quanto ad altre opere, comprese quelle di Barber e Melville, utilizzano acriticamente esclusivamente gli "Atti dei ciprioti", colmando le lacune del "Lamento sulla caduta di Acri", e sono servite, insieme ad altre opere, principalmente come fonti di citazione indiretta.
Una menzione speciale merita l'ormai ampiamente conosciuta serie divulgativa scientifica della casa editrice britannica Osprey. David Nicollet, l'autore principale di questa serie sull'era delle crociate, nel suo numero di "The Bloody Sunset of the Crusader States" si è avvicinato alla selezione e alla presentazione del materiale in modo estremamente casuale. Omette semplicemente molte domande di fondamentale importanza, alle quali non ci sono risposte univoche né nelle cronache né nei lavori dei ricercatori (stima del numero e della composizione dell'esercito mamelucco, data esatta di partenza dei ciprioti, ecc.), ma domande che non hanno quasi nulla a che vedere con gli eventi descritti a nessun rapporto (il rapporto tra il Sultanato del Cairo e la Nubia) dedica decine di pagine. I fatti e i dati da lui forniti spesso non coincidono con quanto scrive nelle altre sue opere, e il modello della città non corrisponde ai risultati della ricerca archeologica.

Appunti:
1. Non è chiaro che tipo di ordine fosse, perché. a questo punto, una bolla di papa Innocenzo III proibiva l'istituzione di nuovi ordini cattolici, sia canonici che militari. Degno di nota è anche il fatto che il precettore della provincia scozzese di Balantrodoch, il templare Brian de Jay, nel 1298, in diretta violazione dello statuto dell'ordine, prestò giuramento vassallo a Edward e combatté dalla sua parte con l'esercito scozzese ( nota dell'autore).
2. Diverse fonti affermano che si trattava, in realtà, non di mercenari in quanto tali, ma di marmaglia urbana e delinquenti, ai quali i vescovi locali furono obbligati ad accettare la croce in cambio della protezione da procedimenti penali, e che i veneziani fornirono loro posti sulle galee commerciali che vanno ad Acri (nota dell'autore).
3. Sono stati utilizzati materiali dell'enciclopedia militare sovietica in 8 volumi, volume 5 (nota dell'autore).
4. Le cronache menzionano gli spadaccini, sebbene questo ordine si fuse con l'ordine teutonico a metà del XIII secolo (n.d.r.).
5. Si tratta di Otto de Grandison (nota dell'autore).
6. Gatto - una torre di legno rivestita con pelli bagnate, che è stata installata per difendere le brecce nelle mura (nota dell'autore).
7. Fonti diverse danno date diverse per la partenza dei ciprioti dalla città. Non è del tutto chiaro se ciò sia accaduto il 16 maggio prima dell'assalto principale o il 18 maggio. Nicolet generalmente omette questa data. È possibile che la confusione sia avvenuta perché il carico sulle navi è avvenuto nell'arco di diversi giorni (n.d.r.).
8. Nella traduzione inglese "una lancia tra le spalle" - la frase è incomprensibile - "tra le spalle" - dall'alto, nel petto, nella schiena? Per il testo della lettera, questo non è importante, ma, tuttavia, indica che il Gran Maestro dell'Ospedale molto probabilmente non aveva armi pesanti ed è stato pugnalato alla schiena con una lancia (n.d.r.).
9. Dalla traduzione è difficile capire di che tipo di rifugi stiamo parlando. Se gli Ospitalieri continuassero a difendere le porte di S. Anthony, o si rifugiarono nella loro residenza (n.d.r.).
10. Con questa frase, l'autore della lettera cerca di giustificare il fatto di aver lasciato il campo di battaglia (n.d.r.).
11. Traduzione dell'autore. La versione della traduzione della lettera pubblicata su Vostlit presenta omissioni e molteplici imprecisioni (nota dell'autore).
12. Questo evento è particolarmente notato dall'autore degli "Atti dei ciprioti" in relazione al fatto che le cronache venivano scritte proprio nel momento in cui Roger de Flor divenne un personaggio famoso. Guidò la compagnia catalana come mercenario di Basileus Andronico, condusse diverse campagne di successo contro i turchi e ricevette il titolo bizantino di megaduki (granduca) sposando la nipote dell'imperatore (nota dell'autore).
13. Il Castello dei Pellegrini, detto anche Atlit e Château Pelerin (ndr).
14. Ubicazione del manoscritto Torino, Biblioteca nazionale, Varia 433, 1343 (nota dell'autore).
15. La descrizione delle fonti è data principalmente in base alla valutazione effettuata nei lavori ed. Wolf, Hazard (nota dell'autore).

Bibliografia:
1. Barber Malcom. The New Knighthood: A History of the Order of the Temple (Canto S.)// Cambridge University Press, 1995.
2. Delaville le Roulx, Joseph, ed. Cartulaire general de l'ordre des Hospitaliers, n. 4157; tradotto da Edwin James King, The Knights Hospitallers in the Holy Land (Londra, 1931), pp. 301-2: modificato da H. J. Nicholson.
3 Ministero degli Affari Esteri israeliano. Akko: The Maritime Capital of the Crusader Kingdom// The State of Israel, 2004. (Accessibile da http://www.jewishvirtuallibrary.org)
4 Maresciallo Cristoforo Guerra nella stampa lathin east 1192-1291//Cambridge University, 1992.
5. McGlynn, Sean. I miti della guerra medievale// Storia oggi v.44, 1994.
6 Nicola David Il sanguinoso tramonto degli stati crociati. 1291 acri // Osprey Publishing Limited, 2005.
7 Nicola David Armi d'assedio medievali (2), Bisantium, the Islamic World & India AD 476-1526// Osprey Publishing Limited, 2003.
8. Nicola, David. Manuale di guerra medievale. Volume I. Warfare in Western Chrisendom// Arms and Armor Press, 1995.
9. Paul E. Chevedden, Les Eigenbrod, Vernard Foley e Werner Soedel. The Trebuchet (Recenti ricostruzioni e simulazioni al computer rivelano i principi di funzionamento dell'arma più potente del suo tempo)// Scientific American, Inc., 2002.
10. Sir Otto de Grandison. Transazioni della società storica reale.
11. Il saggio Terence. I Cavalieri di Cristo// Osprey Publishing Limited, 1984.
12. Wolff, RL, Hazard, HW, ed. The History of Crusades, vol.2, The later Crusades, 1189-1311// University of Wisconsin Press, 1969.
13. Recinzioni MA Introduzione alla storiografia delle crociate, Mosca: Nauka. 1966. (secondo la fonte http://www.militera.lib.ru/h/zaborov/index.html)
14. Milovanov V. Balestre, VIZH "Para bellum" n. 25 (2005), 2005.
15. Kugler B. Storia delle crociate, Rostov sul Don, 1995.
16. Laviss E., Rambo A. ed. L'era delle crociate, LLC "Polygon Publishing House", 1999.
17. Melville M. Storia dei Cavalieri Templari, San Pietroburgo, 2003.
18. Riley-Smith, J. ed., Storia delle crociate. M., 1998.
19. Reid PP Templari. M., 2005.
20. Uvarov D. Macchine da lancio medievali dell'Eurasia occidentale (monografia del programma) (secondo http://www.xlegio.ru/artilery/diu/medieval_artillery1.htm).
21. Foca Giovanni. John Phokas una breve storia di città e paesi da Antiochia a Gerusalemme, anche Siria, Fenicia e luoghi santi della Palestina alla fine del XII secolo. Collezione palestinese ortodossa. Problema. 23., San Pietroburgo, 1889.
22. ARLIMA - Archives de litterature du Moyen Age [risorsa elettronica] - Electron. Dan. - [Francia?], - Modalità di accesso: http://www.arlima.net. - Zagl. dallo schermo. - Yaz. FR.
23. Benvenuto in Old Acre [risorsa elettronica] - Electron. Dan. - [Israele], - Modalità di accesso: http://www.akko.org.il. - Zagl. dallo schermo. - Yaz. ebraico, tedesco, inglese
24. Rivista storico-militare "Para Bellum" [risorsa elettronica] - Electron. Dan. - [San Pietroburgo], - Modalità di accesso: http://www.vzmakh.ru/parabellum/index.shtml. - Zagl. dallo schermo. - Yaz. russo
25. BIBBIA-CENTRO [risorsa elettronica] - Electron. Dan. - [B. m.], - Modalità di accesso: http://www.bible-center.ru. - Zagl. dallo schermo. - Yaz. russo, inglese, francese
26. Server della Biblioteca Scientifica Universale Regionale di Vologda [risorsa elettronica] - Electron. Dan. - [Vologda], - Modalità di accesso: http://www.booksite.ru. - Zagl. dallo schermo. - Yaz. russo
27. Enciclopedia intorno al mondo [risorsa elettronica] - Electron. Dan. - B. m.], - Modalità di accesso: http://www.krugosvet.ru. - Zagl. dallo schermo. - Yaz. russo
28. Progetto Internet "Storia dell'Ordine del Tempio" [risorsa elettronica] / Boychuk Bogdan - Electron. Dan. - Odessa; IPIOH, 2006. - Modalità di accesso: http://www.templiers.info. - Zagl. dallo schermo - Yaz. russo
29. Wikipedia [risorsa elettronica] - Electron. Dan. - [B. m.], - Modalità di accesso: http://ru.wikipedia.org. - Zagl. dallo schermo. - Yaz. russo
30. MSN Encarta - Enciclopedia Online, Dizionario, Atlante [risorsa elettronica] / Microsoft - Electron. Dan. - [USA] - Modalità di accesso: http://it.encarta.msn.com. - Zagl. dallo schermo. - Yaz. inglese

Caduta di Acri


Il confronto tra cristiani e musulmani in Siria è proseguito a lungo. Nel 1277-1281, i musulmani erano: tu sei la tua lotta interna e guerra con i mongoli. In questo momento, una nuova crociata avrebbe potuto avere successo, ma l'Europa non ha fatto ulteriori tentativi per aiutare i cristiani siriani. Nello stato di Gerusalemme a quel tempo c'era una lotta per il governo. Nel 1286, il figlio di Ugo, re Enrico II, espulse i siciliani da Acri e unì i troni dei due stati nelle sue mani. Negli anni successivi, il sultano Kilavun fu impegnato in una campagna contro i mongoli e firmò dal 1281 al 1283 una serie di accordi con ordini cavallereschi e una tregua per dieci anni, dieci mesi e dieci giorni.

Non si sa chi sia stato il primo a rompere l'accordo, ma nell'aprile del 1285 il sultano si avvicinò alla fortezza di Maraba. La fortezza fu abbandonata dai cristiani e distrutta dalle forze combinate di lavoratori cristiani e musulmani. La pace fu firmata di nuovo, ma poi il Sultano conquistò la fortezza di Laodicea e Tripolis.

Papa Niccolò IV ha ricevuto con profondo dolore la notizia di una nuova disgrazia che è caduta sulla Terra Santa e ha sentito avvicinarsi la fine del cristianesimo in Siria. Mandò una piccola flotta, ma le navi non erano sufficientemente armate e addestrate, e in breve tempo la maggior parte di esse tornò in Italia. Ancora peggio era la richiesta di una nuova crociata. I genovesi, che combatterono sulle mura di Tripoli, conclusero un patto di amicizia con l'Egitto a causa dei vantaggi commerciali. Allo stesso tempo, i re della Casa d'Aragona, nemici della Curia romana e della dinastia angioina napoletana, Alfonso III d'Aragona e suo fratello Giacomo di Sicilia stipularono un'alleanza difensiva e offensiva con il Sultano di Kilavun.

In queste circostanze, i musulmani non tardarono ad attaccare i resti dello stato di Gerusalemme.È vero, nell'estate del 1289, il Sultano diede una tregua di due anni al re Enrico II di Cipro e Gerusalemme, ma gli stessi cristiani si occuparono di essere espulso dalle coste siriane anche prima della scadenza di questo periodo. I soldati della guarnigione cipriota oi mercenari di papa Nicola effettuarono brutali attacchi nella vicina regione maomettana e violarono la pace. Di conseguenza, Kilawun ha giustamente dichiarato guerra ai cristiani.

Acri era a quei tempi una delle città più belle e fiorenti. Il commercio più vivace raccoglieva qui i gioielli di mezzo mondo. La notizia delle intenzioni belliche del sultano di Kilawun spaventò il popolo di Acri. Ma dopo l'eccellente discorso del patriarca Nicola di Gerusalemme, i cittadini e i salariati decisero all'unanimità di difendere "la magnifica città di Akkon, la porta dei luoghi santi della terra promessa" fino all'ultima goccia di sangue. Una richiesta di aiuto è stata inviata all'Europa. Gli ordini cavallereschi spirituali ricevettero rinforzi dall'Occidente: diversi reparti militari vennero in soccorso dalle vicine città costiere e da Cipro. Insieme ai piccoli reparti che per molti anni erano stati tenuti in Terra Santa dai re di Francia e d'Inghilterra, formarono, alla fine, forza militare: 20mila persone. Per le sue dimensioni, questo esercito è stato in grado di difendere a lungo una forte fortezza e all'inizio l'esercito era pieno del più grande coraggio. Ma, purtroppo, i difensori di Acri sperimentarono un'estrema mancanza di unanimità, obbedienza e disciplina, i cristiani non avevano un vero capo, perché il giovane re Enrico II di Cipro non godeva della dovuta autorità e rimase a Cipro fino alla fine del assedio di Acri. Fu redatto un piano di battaglia, ma i Templari, gli Ospitalieri, i Pisani e i Veneziani, i cavalieri di Siria, Cipro, Inghilterra e Francia fecero solo ciò che era necessario a proprio vantaggio. Anche i soldati erano autonomi. Il sultano Kilavun, d'altra parte, si preparò alla guerra con grande cura. Riunì tutti i suoi avvocati e spiegò che i cristiani avevano violato la pace e quindi la guerra con loro era un sacro dovere per i musulmani. Nell'autunno del 1290, il Sultano partì per il suo viaggio, ma lungo la strada si ammalò e morì il 19 novembre 1290. Tuttavia, questa morte non portò alcun sollievo ai cristiani. Il figlio e successore di Kilavun, Almelik Azashraf, aveva un carattere feroce e continuò diligentemente l'opera iniziata da suo padre.

Nel marzo 1291, l'avanguardia delle truppe musulmane arrivò sul campo vicino ad Acri. All'inizio di aprile apparve anche il Sultano con un enorme esercito. Aveva 92 macchine d'assedio. La battaglia iniziò con piccole e grandi battaglie in campo aperto davanti alle porte della città. I cristiani si distinguevano per attacchi audaci, fermezza e coraggio. Allo stesso tempo, i Templari, notando la superiorità del nemico e la mancanza di aiuto da parte dell'Occidente, cercarono di indurre Azashraf a una tregua. Ma le trattative fallirono.

Il 4 maggio, re Enrico e un piccolo distaccamento ausiliario cipriota arrivarono agli assediati. Il 5 maggio, i musulmani hanno lanciato un assalto simultaneo ad Acri in diversi luoghi, usando tunnel, attacchi e bombardamenti della città. La battaglia durò diversi giorni, esaurendo le forze dei difensori. Molti cittadini facoltosi lasciarono Acri con le loro mogli, figli e tesori e fuggirono a Cipro. E nella notte tra il 15 e il 16 maggio, il re Enrico tornò a Cipro I con le sue truppe e tremila fuggiaschi che si unirono a lui. Il re fu condannato per questa fuga, e solo il fatto che fosse un malato lo può scusare. La guarnigione rimasta nella fortezza contava da 12mila a 13mila persone.

Il 16 maggio i musulmani tornarono all'assalto. Una parte del muro è stata distrutta e il grido di vittoria musulmano si è già udito per le strade della città semiconquistata. Ma i cristiani raccolsero tutte le loro forze e, grazie allo speciale coraggio degli Ospitalieri, cacciarono gli intrusi dalla città e chiusero le lacune con un muro provvisorio di pietre e ogni tipo di strumento. Nonostante ciò, la caduta della fortezza non poteva più essere evitata. I crociati lo sapevano e il 17 maggio discussero la possibilità di una ritirata generale a Cipro. Ma non c'erano abbastanza navi e si decise di aspettare insieme la fine. Prima dell'ultima battaglia, i cristiani hanno pregato e preso la comunione.

Il 18 maggio, spinti da appelli religiosi, i musulmani hanno preso d'assalto. Gli assediati respinsero più volte il loro attacco, ma, alla fine, le brecce furono smantellate, le porte sfondate ei musulmani fecero irruzione nella città. Uccisero uomini e fecero prigionieri donne e bambini. Solo pochi riuscirono a fuggire al porto ea salire a bordo delle navi. Ma pochi di loro riuscirono a fuggire, poiché in mare scoppiò una forte tempesta e le navi affollate iniziarono ad affondare. Diverse migliaia di cristiani fuggirono nel forte castello dei Templari, che si trovava a ovest della città, in riva al mare. I negoziati e le battaglie sono continuati qui per giorni. Alcuni degli assediati fuggirono in mare, gli altri morirono per la spada di un feroce nemico. I musulmani si rallegrarono per la vendetta tardiva, ma completa, per l'omicidio della guarnigione di Saladino ad Acri, che una volta aveva commesso Riccardo Cuor di Leone. La città fu poi bruciata e rasa al suolo.

La caduta di questa grande fortezza significò la fine del cristianesimo siriano. Significative fortificazioni templari rimanevano ancora a sud di Acri, ma non era più possibile continuare la guerra. Dopo aver ricevuto la notizia della vittoria musulmana, i cristiani sono fuggiti. E poche settimane dopo il terribile 18 maggio, la costa siriana è stata completamente abbandonata dagli europei. (Bernard Kugler. Storia delle crociate. Rostov n / D., 1995. P. 484.)

I cristiani hanno preso duramente la caduta di Acri. Papa Niccolò IV invocò nuove crociate, ma le truppe non potevano essere raccolte. Solo pochi ricchi genovesi armarono una piccola flotta nel 1301. Erano pieni di sogni devoti, ma finirono per saccheggiare le aree cristiane e perseguitare gli ebrei. I sermoni della croce ei piani militari furono lasciati senza alcuna azione, e l'Europa da allora in poi limitò il suo desiderio di inchinarsi al Santo Sepolcro al solo pellegrinaggio, come nei secoli precedenti le crociate.

“Il Sultano dei Sultani, il re dei re, il signore dei signori... potente, formidabile, punitore dei ribelli, conquistatore dei Franchi, dei Tartari e degli Armeni, che strappa fortezze dalle mani degli infedeli... a te , maestro, nobile maestro dell'Ordine del Tempio, vero e saggio, saluti e buona volontà. Dato che sei un vero marito, ti inviamo messaggi sulla nostra volontà e ti facciamo sapere che stiamo andando dalle tue truppe per riparare il danno che ci è stato fatto, motivo per cui non vogliamo che le autorità di Acri ci inviino lettere o regali , perché non accetteremo più ”- questo è un estratto dal messaggio del sultano Khalil al Gran Maestro dei Cavalieri Templari Guillaume de Gode.

Nella disperazione impotente, i padri della città non trovarono ancora niente di meglio che inviare ambasciatori al loro nemico. Naturalmente, come promesso, rifiutò le offerte e gettò gli inviati in prigione ... Dalle mura della fortezza, gli assediati videro una pianura sconfinata intorno ad Acri, coperta di tende montate corda su corda.


Ma è probabile che i cronisti, che peraltro scrissero le loro opere già nel XIV secolo, citino figure che non corrispondevano bene alla realtà dell'epoca. Sembra che lo standard "centomila" non fosse un numero contato, ma semplicemente una forma idiomatica, come l'"oscurità" delle cronache russe. Naturalmente, i mamelucchi erano più numerosi dell'esercito dei crociati, ma non rappresentavano una minaccia maggiore dei mongoli e non erano così numerosi.


Cavalieri dell'Ordine di S. Tommaso d'Acri - 9 cavalieri e maestro.

Per la difesa della città, le mura erano divise in quattro settori. I Templari e gli Ospitalieri avevano il compito di proteggere il fianco sinistro - dalla costa fino alla porta, S. Antonio, ei cavalieri dei "piccoli ordini" costituivano uno squadrone consolidato. Successivamente furono le truppe del "distaccamento combinato" di Teutoni e Lazzari, poi il contingente francese, insieme ai cavalieri dell'Ordine di S. Tommaso, al comando del siniscalco Jacques de Grally, le truppe del regno cipriota al comando del conestabile Amaury de Lusignan. Sul fianco destro c'erano i Veneziani ei "mercenari pontifici" giunti nel 1290, seguiti dai Pisani e dalle milizie cittadine.

Assedio di Acri, 1291

"E la tenda del Sultano, che si chiama "dehliz", sorgeva su un alto poggio, dove c'era una bella torre e un giardino e vigneti dell'Ordine del Tempio, e quello che "dehliz" era tutto scarlatto, con il porta aperta alla città di Acri; e questo è stato fatto dal sultano perché lo sanno tutti: dove è aperta la porta di "dehliz", il sultano deve andare da questa parte ... "

Insieme al Sultano, i suoi guerrieri hanno attraversato questa strada - secondo varie stime, da 85 mila a 600 mila persone. Christopher Marshall, nella sua opera "Military Affairs in the Near East 1191-1291", riferendosi ai cronisti, chiama le seguenti figure:

  • 70.000 cavalieri e 15.000 fanti ("Deeds of the Cypriots").
  • 40.000 cavalieri e 200.000 fanti ("Lamento per la caduta di Acri").
  • 200.000 cavalieri e "molti" fanti ("Cronaca di San Petri").
  • Totale 600.000 (Ludolf di Sadheim)

Ma è probabile che i cronisti, che peraltro scrissero le loro opere già nel XIV secolo, citino figure che non corrispondevano bene alla realtà dell'epoca. Sembra che lo standard "centomila" non fosse un numero contato, ma semplicemente una forma idiomatica, come l'"oscurità" delle cronache russe. Naturalmente, i mamelucchi erano più numerosi dell'esercito dei crociati, ma non rappresentavano una minaccia maggiore dei mongoli e non erano così numerosi.

La composizione dell'esercito è ancora più difficile da determinare del suo numero. Gli stessi Mamelucchi, le guardie selezionate del Sultano, erano una delle formazioni militari più pronte al combattimento del loro tempo. La maggior parte dei soldati sono stati acquistati nei mercati degli schiavi durante l'infanzia e addestrati specialmente in artigianato militare. Perfette macchine per uccidere, in cui la mancanza di passione dei fanatici si combinava capricciosamente con il temperamento ardente dell'Oriente. La dimensione di questo esercito regolare variava da 9 a 12 mila persone (secondo alcune fonti, fino a 24 mila persone), la cui base erano distaccamenti di cavalleria sotto il comando di 24 bey tra i grandi signori feudali. È difficile dire quale percentuale del numero totale delle truppe mamelucche fosse cavalleria e quale percentuale fosse fanteria. Molti ricercatori sono inclini a pensare che la cavalleria fosse la maggioranza. Il resto dell'esercito era composto da contadini e cittadini mobilitati. Con il suo gran numero, non aveva praticamente alcun potenziale di combattimento ed era utilizzato per lavori di genio e ausiliari.

Nel “Lamento per la morte di Acri” viene dato il numero diabolico - 666. Tante macchine d'assedio furono contate dal nemico dal suo autore, il monaco domenicano Ricoldo de Monte Croce. Molto probabilmente, anche questa cifra è esagerata. La più probabile, sia tecnicamente che organizzativa, è la menzione di 92 macchine d'assedio, ma tra di esse spiccavano quattro giganteschi lanciatori di pietre, ognuno dei quali aveva il proprio nome, e quindi ispirarono un vero e proprio orrore sacro ai difensori. Durante le riprese, un'auto è stata servita da almeno quattro persone, auto di grandi dimensioni - circa 20 persone.

Da un punto di vista economico, anche la cifra di 100.000 del totale degli attivisti del Sultanato è una sovrastima. Le terre circostanti furono devastate e non consentirono di sfamare un tale esercito e la consegna di cibo dalla Siria e dall'Egitto aumentò più volte il costo della spedizione. L'esercito era composto da tre componenti: un esercito di Hama, un esercito di Damasco e un esercito dell'Egitto. L'esercito avanzò ad Acri da due lati, dal Cairo e Damasco. Come testimonia un testimone oculare, la formazione in marcia dalla Siria si estendeva fino al Carmelo (20 km) e dall'Egitto ai monti Karuba.

Indubbiamente, nella primavera del 1291, Acri era una delle fortezze più moderne e potenti della regione. Aveva un'eccellente fortificazione delle mura esterne e un'architettura del centro città, che consentiva di trasformare quasi tutti i suoi quartieri in centri di difesa separati e ben fortificati. Le mura esterne circondavano la città da tutti i lati ed erano singole dal mare e doppie dalla terraferma. La città era divisa da un grande muro in due parti: direttamente Acri e l'ex sobborgo di Monmazar. A quel tempo, la città era piena di profughi dalle città catturate dai musulmani ed era un misto di un campo militare e il più grande porto commerciale. Era costituito da diciassette comunità separate, ognuna delle quali era in realtà una fortezza separata all'interno delle mura della città.

Per quanto riguarda il numero delle truppe in città durante l'assedio e la loro composizione:

  • 700-800 cavalieri e 14.000 fanti ("Deeds of the Cypriots")
  • 900 cavalieri e 18.000 fanti ("Lamento per la morte di Acri")
  • 1.200 cavalieri e solo 30.000 soldati (James Auria, "Annales")

Sfortunatamente, da nessuna parte è indicato ciò che è di primario interesse per l'analisi: il numero di tiratori - arcieri e balestrieri, nonché la presenza, il numero e la natura dei lanciatori di pietre. Se ci rivolgiamo a fonti indirette, possiamo determinare più oggettivamente il numero e la composizione dei difensori.

I Templari e gli Ospitalieri, secondo gli esperti, nella seconda metà del XIII secolo, insieme non avevano più di 500 fratelli cavalieri, e secondo l'indice generale delle forze armate degli ordini, potevano costituire un esercito con un numero totale fino a 5000 unità da combattimento.

I Teutoni avevano un certo contingente ad Acri, il numero totale dei fratelli degli ordini tedeschi dopo la sconfitta nel Baltico, e il nuovo reclutamento in Europa era di circa 2.000 fratelli, la maggior parte dei quali era nel nord.

Cavalieri dell'Ordine di S. Tommaso d'Acri - 9 cavalieri e maestro.

Lazzari, Cavalieri di S. Il Santo Sepolcro ei Cavalieri dell'Ordine dello Spirito Santo sono citati come difensori della città, ma in numero estremamente ridotto.

Per la difesa della città, le mura erano divise in quattro settori. I Templari e gli Ospitalieri avevano il compito di proteggere il fianco sinistro - dalla costa fino alla porta, S. Antonio, ei cavalieri dei "piccoli ordini" costituivano uno squadrone consolidato. Successivamente furono le truppe del "distaccamento combinato" di Teutoni e Lazzari, poi il contingente francese, insieme ai cavalieri dell'Ordine di S. Tommaso, al comando del siniscalco Jacques de Grally, le truppe del regno cipriota al comando del conestabile Amaury de Lusignan. Sul fianco destro c'erano i Veneziani ei "mercenari pontifici" giunti nel 1290, seguiti dai Pisani e dalle milizie cittadine.

Basandosi sul fatto che la responsabilità delle mura e delle torri era distribuita proporzionalmente alle forze a disposizione, risulta che i settori dei Templari e degli Ospitalieri ammontavano a circa il 40%, ed altri (ordini, francesi, ciprioti, veneziani, crociati , Pisani, milizie) - 60%. Questo calcolo mostra che il numero totale delle truppe era più vicino alla cifra indicata negli Atti dei ciprioti. Così, all'inizio dell'assedio, Guillaume de Beaugh, eletto capo dal consiglio comunale, non aveva a portata di mano più di 15.000 soldati, di cui 650-700 cavalieri a cavallo.

I ricercatori hanno dedotto da tempo la "norma" generalmente accettata per l'era delle armi da taglio: 1,2 persone per metro di muro e una media di 50 persone per torre. La lunghezza delle doppie mura di Acri è di circa 2 km. Avevano 23 torri. Un semplice calcolo matematico mostra che per proteggere le torri bastano un migliaio e mezzo di persone. La protezione di 4mila metri di mura in tre turni ha richiesto circa 14.500 soldati. Ce n'erano quasi altrettanti.

La descrizione dei combattimenti mostra che i difensori avevano molti balestrieri, ma non si dice nulla dell'artiglieria cittadina. L'unica cosa che viene menzionata di sfuggita nelle cronache è l'uso di macchine da lancio che venivano installate sulle navi. La città fu liberata dal mare, non mancava di acqua dolce, cibo, munizioni, aveva regolari comunicazioni idriche con il resto delle fortezze sopravvissute dell'Oriente latino e l'isola di Cipro. Il numero, l'addestramento e la composizione degli armamenti dei difensori della città erano sufficienti per una sua efficace difesa e consentivano di difendere le mura dalle forze nemiche molte volte superiori. Tuttavia, le difese di Acri furono infrante dai Mamelucchi in soli ventisette giorni.

I cronisti del passato non erano impassibili: le parole dell'autore senza nome mescolavano la stessa rabbia e dolore che possedevano i difensori dell'antica cittadella ...

“Innumerevoli persone di ogni popolo e lingua, assetate di sangue cristiano, si sono radunate dai deserti dell'Oriente e del Sud; la terra tremava sotto i loro passi, e l'aria tremava al suono delle loro trombe e dei loro cembali. I raggi del sole dai loro scudi brillavano sulle colline lontane e le punte delle loro lance brillavano come innumerevoli stelle nel cielo. Quando camminavano, le loro cime sembravano una fitta foresta che cresceva dal terreno e copriva tutto intorno ... Vagavano intorno alle mura, cercando in esse debolezze e rotture; alcuni ruggivano come cani, altri ruggivano come leoni, altri muggivano e ruggivano come tori, alcuni battevano tamburi con bastoni storti secondo la loro consuetudine, altri tiravano dardi, tiravano pietre, tiravano frecce dalle balestre. Non c'era speranza di fuga, ma la via del mare era aperta; nel porto c'erano molte navi cristiane e galee dei Templari e degli Ospitalieri; tuttavia i due grandi ordini monastici e militari trovarono inaccettabile ritirarsi nella vicina isola amica di Cipro. Si rifiutarono di infrangere all'estremo il loro dovere, che giurarono di adempiere fino all'ultima goccia di sangue. Per 170 anni le loro spade hanno costantemente protetto la Terra Santa dalle malvagie incursioni dei musulmani; la sacra terra della Palestina era dovunque bagnata del sangue de' migliori e più valorosi cavalieri, ed essi, fedeli ai loro voti e alla loro missione cavalleresca, si preparavano ora a seppellirsi nelle rovine dell'ultima roccaforte della fede Cristiana. Guillaume de Beaux, il Gran Maestro dei Templari, partecipante a centinaia di battaglie, prese il comando della guarnigione, che consisteva in circa 120 Cavalieri Templari e Ospitalieri selezionati e un distaccamento di 500 fanti e 200 guerrieri a cavallo sotto il comando del re di Cipro. Queste forze erano divise in quattro divisioni, ciascuna delle quali difendeva la sua sezione di mura; il primo di questi era comandato da Hugh de Grandison, un cavaliere inglese. Vecchi e malati, donne e bambini furono mandati via mare nell'isola cristiana di Cipro, e nessuno rimase nella città condannata, tranne coloro che erano pronti a combattere, difenderla, o essere martirizzati per mano degli infedeli. .. "

Assedio di Acri. 5 aprile - 17 maggio

Il 5 aprile, Sultan al-Ashraf Khalil è arrivato dal Cairo, ha posizionato il suo quartier generale nel sobborgo cittadino di Tal al-Fukar e le sue truppe hanno preso posizione. Il 6 aprile inizia ufficialmente l'assedio di Acri. Due giorni dopo arrivarono dei lanciatori di pietre e furono posti in posizione, che l'11 aprile iniziarono i regolari bombardamenti delle mura e delle torri.

“Una delle macchine, che si chiamava Haveben, in altre parole - Adirata, era davanti alla postazione dei Templari; et un'altra macchina, lanciata al posto de' Pisani, fu chiamata Mansur, cioè vittoriosa; il successivo, quello grosso, che non so come chiamare, fu gettato nel posto degli ospedalieri; e la quarta macchina fu lanciata contro una grande torre chiamata Torre Maledetta, che sta sul secondo muro ed era difesa dalla compagnia del re. La prima notte eressero grandi scudi, e scudi di sbarre allineati davanti alle nostre mura, e la seconda notte si avvicinarono ancora di più, così si avvicinarono finché giunsero ad un fossato, e dietro i detti scudi c'erano dei guerrieri che smontarono dai loro cavalli in terra con l'arco in mano.

Dall'11 aprile al 7 maggio, l'assedio della città è lento da parte degli assedianti. I lanciatori di pietre sparano metodicamente alle mura, i soldati cercano di riempire il fossato, ma vengono scacciati dalle mura dai balestrieri. Ma i difensori, al contrario, sono costantemente attivi. La cavalleria cavalleresca pesante ovviamente non poteva essere utilizzata all'interno della città, ei capi militari sono ragionevolmente alla ricerca di opportunità per un suo uso efficace.

Secondo alcune fonti, nella prima settimana dell'assedio, i Templari organizzarono una grande sortita, a seguito della quale furono catturati 5.000 prigionieri e portati in città. Questa informazione, data dal cronista Lancrost, differisce da quanto scrive l'autore degli Atti dei ciprioti, ma, tuttavia, da queste cifre si può concludere che molti prigionieri furono effettivamente catturati, il che a sua volta significa che il grosso dell'esercito gli invasori erano milizie non addestrate. In nessun altro luogo viene menzionato il destino di un numero così incredibile di prigionieri.

Guillaume de God si offrì di portare fuori dalla città la forza da sbarco e di combattere sotto le mura della fortezza in campo aperto. Ma i temporali primaverili, caratteristici del Mediterraneo, hanno impedito l'attuazione di questi piani. Il 13-14 aprile i crociati lanciarono un raid sul fianco destro delle truppe mamelucche, ma le navi furono disperse da una tempesta, ed i comandanti preferirono non rischiare più.

Nella notte tra il 15 e il 16 aprile, i Templari organizzarono un'incursione notturna nell'accampamento dell'esercito di Cam. È iniziato bene, ma secondo il cronista, i cavalli si sono impigliati nelle tende nell'oscurità e non è stato ottenuto alcun risultato evidente.

La successiva sortita fu organizzata dagli Ospitalieri nella notte tra il 18 e il 19 aprile contro il fianco meridionale, ma finì anche senza successo, poiché i mamelucchi erano in allerta e misero le guardie. Successivamente, è stato deciso di interrompere i contrattacchi, poiché non portano risultati evidenti, ma portano a pesanti perdite.

“E quando venne il giorno, il nostro popolo in consiglio espresse il parere di uscire da ogni parte a cavallo ea piedi e bruciare la struttura di legno; così il monsignore maestro dell'ordine del tempio e i suoi uomini, e sir Jean de Grandson e altri cavalieri, salirono di notte alle porte di Ladra, e ordinarono il maestro a un certo provenzale, che era visconte di Bort nel distretto di Acri, per dare fuoco alla struttura lignea della grande macchina del Sultano; e quella notte uscirono e si trovarono presso una tettoia di legno; e colui che doveva gettare il fuoco si spaventò e lo lanciò in modo che volò lontano e cadde a terra e prese fuoco a terra. Tutti i Saraceni che erano là, cavalieri e fanti, furono uccisi; ei nostri uomini, tutti fratelli e cavalieri, cavalcarono tanto innanzi tra le tende che i loro cavalli si impigliarono con i piedi nelle funi delle tende e inciamparono, e poi i Saraceni li uccisero; e così perdemmo quella notte diciotto cavalieri, fratelli dell'Ordine del Tempio e cavalieri laici, ma catturammo molti scudi saraceni e piccoli, e trombe e timpani<…>

Dalla luna era luminoso come il giorno, e il Sultano di Hama, che stava a guardia di questo settore del fronte, radunò duemila cavalieri, davanti ai quali un piccolo distaccamento di trecento soldati, circondando il maestro dell'Ordine del Tempio, dovuto ritirarsi. Le sortite che si proponevano di effettuare attraverso le altre porte della città non ebbero luogo, poiché i Saraceni furono avvertiti e preparati alla difesa.

Un altro attacco notturno - questa volta in una notte senza luna - non fu migliore, "i Saraceni furono avvisati e predisposero tale illuminazione con fuochi di segnalazione che sembrava che avessero giorno<…>e ha attaccato il nostro popolo così duramente con le frecce che sembrava che fosse pioggia<…>“» .

Dopo gli attacchi infruttuosi in città, inizia l'evacuazione.

Entro la fine di aprile, gli ingegneri del Sultano stavano completando la preparazione dell'equipaggiamento d'assedio e il 4 maggio iniziò un massiccio bombardamento, che continuò per dieci giorni senza interruzioni. Lo stesso giorno, il 4 maggio, re Enrico arriva ad Acri con 40 navi. Porta le sue truppe: circa 100 cavalieri e 3.000 fanti.

Il 7 maggio Henry manda i parlamentari ad al-Ashraf con un'offerta di pace, ma chiede la resa della città, non ferma il bombardamento e alla fine, quasi giustiziando gli ambasciatori, risponde con un rifiuto categorico. L'8 maggio, a seguito del bombardamento, il barbacane davanti alla torre reale fu distrutto e i difensori lo abbandonarono. Al-Ashraf inizia un assalto alle mura di fronte al settore "reale". Sembra che l'arrivo di rinforzi da Cipro non faccia altro che aumentare la pressione del nemico e ora, al terzo giorno dopo i negoziati, si verifica una svolta cardinale nella situazione. A seguito di scavi e bombardamenti, la Torre Inglese, la torre della Contessa di Blois, le mura alle porte di St. Antonio, e le mura presso la torre di S. Nicholas (cioè quasi l'intera parte delle fortificazioni, che si trovava nel settore franco-cipriota). Il 15 maggio crollarono le mura esterne della Torre del Re.

Samsam22/Isa Alcalà, GNU 1.2

Gli ingegneri mamelucchi hanno realizzato uno schermo che ha permesso ai genieri nella notte tra il 15 e il 16 maggio nell'area delle porte di Sant'Antonio (all'incrocio tra il settore ospedaliero e il settore francese) di sfondare un ampio passaggio. Il sovrano mamelucco di Kerak, Baibars al-Mansuri, lasciò nelle cronache le sue memorie dell'assedio di Acri. Ricorda come, durante la fase finale dell'assedio di Acri, una delle torri crociate fu gravemente danneggiata dai manganelli, che fecero un varco tra la torre e il muro principale. Ma questo varco era protetto dai balestrieri nemici, così che i mamelucchi non potevano cominciare a riempire il fosso per arrivare alla breccia. Di notte, Baybars usava scudi rivestiti di feltro all'interno, che descrive come "a forma di lunga nuvola bianca", che venivano sollevati verticalmente con un sistema di alberi e funi, simile al sartiame di una nave. Mettendosi al riparo dietro questo schermo, Baibars ei suoi uomini riempirono il fossato, creando un passaggio che l'esercito del Sultano usò per assaltare la città. Ma le truppe degli Ospitalieri e dei Templari piazzano un "gatto" sulla breccia, organizzano un contrattacco e respingono il nemico.

Re Enrico e suo fratello, l'agente Amaury ritirano le loro truppe, salgono sulle navi e lasciano la città. La partenza delle truppe di Enrico di Cipro di fatto lasciò senza protezione la parte centrale delle mura esterne e il 16 maggio le truppe mamelucche, coperte da scudi, avanzano. In questo momento, ciprioti, veneziani, pisani e residenti locali vengono caricati sulle navi. I Templari e gli Ospitalieri della fascia sinistra più volte (almeno tre volte) mettono fuori combattimento gli attaccanti del settore centrale abbandonati dai difensori e costruiscono barricate. Ma i Mamelucchi, sfruttando il vantaggio numerico e nonostante le perdite, tornarono indietro, e alla fine distrussero le mura e le torri, facendo una breccia lunga 60 cubiti. Dopo che le mura e le torri sono state distrutte, il Sultano nomina un assalto generale la mattina del 18 maggio.

Tempesta 18-20 maggio

L'attacco è iniziato all'alba in tutto il settore centrale. I reggimenti rimasti in città si ritirarono nel settore degli Ospitalieri e dei Templari, che tentarono di riconquistare le mura conquistate, ma senza successo. Allo stesso tempo, mentre tentava di radunare i difensori in un contrattacco, Guillaume de Gode fu ferito a morte.

Dominique Louis Papeti (1815–49), di pubblico dominio

"Il Maestro dell'Ordine del Tempio è stato accidentalmente raggiunto da una freccia quando il maestro ha alzato la mano sinistra, e non c'era scudo su di essa, solo un dardo nella mano destra, e questa freccia ha colpito la sua ascella, e la canna è entrata il suo corpo."

Il maestro si armò frettolosamente e indossava solo un'armatura leggera, le cui articolazioni non coprivano bene i lati. E quando si sentì ferito a morte, cominciò ad andarsene, ma pensavano che partisse volontariamente per salvare se stesso e il suo stendardo<…>e gli corsero davanti, e poi tutto il suo seguito lo seguì. E mentre si ritirava, gli si avvicinarono una ventina di crociati buoni della Valle di Spoleto e gli dissero: "Ah, per l'amor di Dio, sire, non partire, perché presto la città sarà perduta". E rispose loro ad alta voce perché tutti potessero sentire: "Anziani, non posso, perché sono morto, vedere il colpo". E poi abbiamo visto una freccia immersa nel suo corpo. E a queste parole, gettò il dardo a terra, chinò il capo e cominciò a cadere da cavallo, ma il suo seguito balzò a terra dai cavalli e lo sostenne, lo fece scendere da cavallo e lo mise su uno scudo abbandonato, che vi trovarono e che era molto grande e lungo. I servi lo portarono in città lungo un ponte, attraverso canali d'acqua e un passaggio segreto che conduceva al palazzo di Maria di Antiochia. Qui gli tolsero l'armatura, tagliandogli le cinghie dell'armatura sulle spalle, poi lo avvolsero in una coperta e lo portarono a riva. Poiché il mare rimaneva agitato e non una sola barca poteva sbarcare, il seguito portò il comandante alla residenza dell'ordine, trascinando una barella attraverso un buco nel muro.

E tutto il giorno stette nel tempio senza parlare.<…>, tranne una parola, quando udì il rumore di persone in fuga dalla morte, e chiese che cosa fosse; e gli fu detto che il popolo stava combattendo; e ordinò che fossero lasciati soli, e da allora non parlò e diede la sua anima a Dio. E fu sepolto davanti al suo altare, cioè al trono, dove si cantava la messa. E Dio si compiacque di lui, perché dalla sua morte fu grande danno.

Parte degli Ospitalieri salpò per Cipro, portando via il loro Gran Maestro gravemente ferito. Ecco cosa scrisse il Gran Maestro degli Ospitalieri, Jean de Villiers di Cipro, a Guillaume de Villaret, priore di Saint-Gilles:

“Hanno fatto irruzione in città la mattina presto da tutte le parti con grandi forze. Il convegno ed io difendemmo le porte di Sant'Antonio, dove c'era un numero incalcolabile di saraceni. Tuttavia, li abbiamo respinti tre volte, in un luogo comunemente chiamato "The Cursed". Sia in questa che in altre battaglie combatterono i fratelli del nostro ordine, difendendo la città, i suoi abitanti e il paese, ma, a poco a poco, perdemmo tutti i fratelli del nostro ordine, che ricevevano ogni sorta di lode, che resistettero per la Santa Chiesa, e abbiamo incontrato la nostra ultima ora. Tra loro cadde il nostro caro amico, il fratello maresciallo Matthew de Clermont. Era un nobile cavaliere, un guerriero coraggioso ed esperto. Che il Signore riceva la sua anima! Lo stesso giorno ho ricevuto un colpo tra le spalle con una lancia, che mi ha quasi ucciso, il che mi rende molto difficile scrivere questa lettera. Intanto una grande folla di saraceni irruppe in città da tutte le parti, per terra e per mare, avanzando lungo le mura, che furono ovunque prese a pugni e distrutte, fino a raggiungere i nostri nascondigli. I nostri sergenti, servitori, mercenari e crociati e tutto il resto erano in una situazione disperata e fuggirono verso le navi lanciando armi e armature. Noi ei nostri fratelli, moltissimi dei quali sono stati feriti a morte o gravemente, li abbiamo protetti per quanto Dio sa! E poiché alcuni di noi si fingevano mezzi morti e giacevano in deliquio davanti ai nemici, i miei sergenti ei nostri servi portarono fuori di là me, ferito a morte, e altri fratelli, esponendosi a grande pericolo. È così che io e alcuni fratelli siamo stati salvati per volontà di Dio, la maggior parte di loro è stata ferita e picchiata senza alcuna speranza di guarigione, e siamo arrivati ​​all'isola di Cipro. Il giorno in cui questa lettera è stata scritta, siamo ancora qui, con una grande tristezza nei nostri cuori, catturati da un dolore travolgente.

Tuttavia, i Templari e gli Ospitalieri sopravvissuti respinsero l'assalto alla torre di S. Antonio. Il secondo centro di difesa era il fianco destro del "settore reale", guidato dal rappresentante del re d'Inghilterra, Otto de Grandison.

Il panico è iniziato in città, i residenti si sono precipitati al porto per imbarcarsi sulle navi, ma in mare è iniziata una tempesta. Il Templare Roger de Flor riuscì ad impossessarsi di una delle navi, e cercò di approfittare della situazione per guadagnare denaro, che estorse alle nobildonne in cambio della loro salvezza. Il patriarca di Gerusalemme, il vecchio Nicola, tentò di raggiungere le navi in ​​rada, ma caricò sulla sua barca tanti profughi che la barca affondò, e con essa morì lui stesso.

Contemporaneamente, a quanto pare, veneziani, pisani e le milizie cittadine lasciarono le loro posizioni e iniziarono a evacuare. A sera, i superstiti difensori della città, quelli che non fuggirono, così come quelli che, a causa della tempesta, non potevano salpare e tornarono indietro, si radunarono presso le residenze dei Templari, e decisero di combattere fino alla fine, scegliendo il loro capo Maresciallo dei Templari Pierre de Sevry.

Difesa nella fortezza dei Templari

Per due giorni e due notti, c'era una completa confusione all'interno della città. Si perse il collegamento tra il quartier generale del Sultano e le truppe ei reparti che irruppero in città furono probabilmente coinvolti in rapine, che permisero a chi decideva di difendere fino in fondo la città di riorganizzarsi. Tutti i cronisti notano all'unanimità che c'erano pochissimi prigionieri. Difficile dire se i profughi siano riusciti a raggiungere le galee, ma è chiaro che molti civili e difensori sono annegati in mare.

Fino al 20 maggio tutti i difensori della città, precedentemente bloccati nelle loro residenze, si sono concentrati nella fortezza dei Templari. Il maresciallo dell'Ordine del Tempio Pierre de Sevry fu eletto capo. I mamelucchi tentarono di assaltare il tempio per una settimana, ma senza successo. Durante questo periodo i difensori, approfittando del fatto che hanno accesso al mare, hanno evacuato la popolazione civile, nonché il tesoro dell'ordine.

Il 28 maggio, il Sultano offrì ai Templari onorevoli condizioni di resa: accesso al porto con le armi in mano. Lo stesso giorno, le condizioni sono state accettate dai difensori. Le galee entrarono nel porto, la popolazione civile della città, accompagnata dai cavalieri, lasciò il Tempio. La bandiera dell'Islam appesa sopra la torre serviva come segno di resa. Ma uno degli emiri, che perlustrava la città in cerca di bottino, vide la bandiera e decise che la fortezza era stata presa e attaccò i profughi. I difensori usarono le loro armi in risposta e si rinchiusero di nuovo nella fortezza. Il 29 maggio de Sevry, con due Templari, andò a negoziare con il Sultano. Ma Al-Ashraf considerava i crociati come trasgressori del giuramento, si rifiutò di ascoltare i parlamentari e ordinò che fossero decapitati.

Nell'agosto del 1290 inscenarono un vero pogrom nei quartieri musulmani. Chiunque portasse la barba è stato ucciso senza pietà. Il motivo era più che grave: si diceva che fossero giunte loro voci che una certa donna cristiana fosse stata sedotta da un saraceno. Ecco come Gerard di Montreal descrive questi eventi:

“Quando questa gente fu ad Acri, la tregua che fece il re con il Sultano fu ben appoggiata da ambo le parti, ed i poveri semplici Saraceni entrarono ad Acri e portarono in vendita i loro beni, come già facevano. Per volontà del diavolo, che cerca volentieri in mezzo il male brava gente, avvenne così che questi crociati, che arrivarono per fare il bene e per il bene delle loro anime per aiutare la città di Acri, contribuirono alla sua distruzione, poiché si precipitarono attraverso la terra di Acri e misero a fil di spada tutti i poveri contadini che portavano i loro beni, grano da vendere ad Acri e altre cose e che erano saraceni dalle capanne di Acri a siepi; e similmente uccisero molti Siriani che portavano la barba e furono uccisi per la loro barba, scambiandoli per Saraceni; il quale atto fu pessimo, e questo fu il motivo della presa di Acri da parte dei Saraceni, come sentirete...»

I cavalieri locali fermarono i predoni e li presero in custodia, ma questo fu riferito a Calaun. Era furioso, riteneva che la tregua fosse stata violata dai cristiani e inviò una lettera ad Acri chiedendo che i responsabili fossero puniti. Ma il consiglio comunale, sotto la pressione dell'ex arcivescovo di Tiro, Bernardo, responsabile davanti al papa di questo contingente, rifiutò di condannare i colpevoli, sottolineando che essi, in quanto crociati, erano sotto la giurisdizione esclusiva del papa. Allora Guillaume de God, il Gran Maestro dell'Ordine del Tempio, secondo il cronista, propose di ingannare il Sultano, invece di giustiziare i criminali già detenuti nel carcere cittadino. Gerardo di Montreal afferma inoltre che questa proposta non è passata al consiglio comunale e in risposta è stato inviato un vago messaggio al Sultano, dopo di che ha deciso di iniziare una guerra. Il fatto che il Sultano abbia deciso seriamente di sfruttare il precedente e di rompere l'accordo in qualsiasi circostanza è dimostrato dal fatto che ha riunito un consiglio di imam per fornire una giustificazione religiosa e legale per la giustizia delle sue azioni. Guillaume de Gode ne mandò un'altra, la sua stessa ambasciata a Calaun chiedendo la pace, e chiese il riscatto di un lustrino per ogni cittadino. Il consiglio comunale ha nuovamente respinto la proposta.

Oltre agli alti principi morali, Calaun era guidato nelle sue azioni da interessi puramente terreni. Dopo la presa di Tripoli, conclude una tregua con il re Enrico II di Cipro per due anni, due mesi, due settimane, due giorni e due ore. Inoltre, nella primavera del 1290, Calaun concluse un accordo commerciale con Genova, nonché un'alleanza difensiva con il re aragonese, che modificò radicalmente gli equilibri di potere in Medio Oriente. Ora, avendo fatto dei Genovesi suoi alleati, il Sultano d'Egitto non ha bisogno del Regno di Gerusalemme come porta di scambio tra Occidente e Oriente, ma di Acri come centro commerciale. Per distruggere l'ultima roccaforte dei Franchi in Terra Santa, divenuta Acri dopo la caduta di Tripoli, aveva bisogno di un pretesto che non dovette attendere molto.

Nell'ottobre 1290 iniziò la mobilitazione e la preparazione dell'equipaggiamento d'assedio nel Sultanato, che unì la Siria e l'Egitto. Sultan Calaun giurò sul Corano di non abbassare le armi fino a quando l'ultimo dei Franchi non fosse stato cacciato. Dalle labbra di un anziano di 70 anni, questo giuramento suonava particolarmente pesante. Purtroppo, il sultano non è stato in grado di soddisfarlo: il 4 novembre, dopo aver lasciato il Cairo per il suo quartier generale, il sultano Kalaun si ammalò improvvisamente e morì il 10 novembre. La sua morte ha solo ritardato l'avanzata di pochi mesi. Khalil, figlio di Calaun, giurò sul letto di morte di suo padre che lo avrebbe seppellito con onore solo quando Acri fosse stata spazzata via dalla faccia della terra. Nel marzo 1291 entrò Khalil. I distaccamenti siriani lo raggiungeranno all'inizio di maggio.

I cronisti del sultano affermano che un certo Abu-l-Fida, che allora aveva solo 18 anni, partecipò alla battaglia con suo padre. Gli fu affidata una delle catapulte denominata "Vittoria", che doveva essere trasportata alla periferia della città in forma smontata.

“... I carri erano così pesanti che il trasporto ci impiegava più di un mese, mentre in condizioni normali sarebbero bastati otto giorni per questo. All'arrivo, quasi tutti i tori che trainavano i carri morirono per la stanchezza e il freddo.

La battaglia è iniziata immediatamente, - continua il nostro cronista. - Noi, la gente di Hama, siamo stati collocati all'estrema destra. Eravamo in riva al mare, da dove fummo attaccati da chiatte franche con torrette montate su di esse. Queste strutture erano protette da scudi di legno e pelli bovine, e i nemici le usavano per spararci addosso con archi e balestre. Bisognava dunque combattere su due fronti: contro gli acri che ci stavano davanti e contro la loro flottiglia. Abbiamo subito pesanti perdite quando una catapulta lanciata da una delle navi ha cominciato a far cadere frammenti di rocce sulle nostre tende. Ma una notte si levò un forte vento. Sotto l'impatto delle onde, la nave iniziò a oscillare tanto che la catapulta si ruppe in pezzi. La notte successiva, un distaccamento di Franchi fece un'inaspettata sortita e raggiunse il nostro accampamento. Ma nell'oscurità, alcuni di loro cominciarono a inciampare nelle funi che tiravano le tende; uno dei cavalieri cadde persino in una latrina e fu ucciso. I nostri soldati riuscirono a riprendersi, attaccarono i Franchi e li costrinsero a tornare in città, lasciando molti morti sul campo di battaglia. La mattina dopo, mio ​​cugino al-Malik-al-Muzaffar, il sovrano di Hama, ordinò che le teste dei Franchi assassinati fossero legate al collo dei cavalli che avevamo loro preso e le inviò in dono al Sultano.

Gli ultimi giorni dell'Oriente latino

Subito dopo la notizia della caduta delle mura di Acri, il 19 maggio Tiro si arrese senza combattere. Alla fine di giugno Sidone fu catturata e Beirut si arrese il 31 luglio. Il Castello del Pellegrino e Tortosa furono abbandonati dai Templari tra il 3 e il 14 agosto. Salparono verso l'isola senz'acqua di Ruad, che si trova a due miglia da Tortosa, e la tennero per altri vent'anni. Al-Ashraf ordinò la distruzione di tutti i castelli che si trovavano sulla costa in modo che i Franchi non potessero più prenderne possesso.

Intorno al 1340 Ludolph di Sadheim, sacerdote tedesco, scrisse che durante un pellegrinaggio in Terra Santa si imbatté in due anziani che vivevano sulla costa del Mar Morto. Parlò con loro e scoprì che erano ex Templari, catturati alla caduta di Acri nel 1291, che da allora erano vissuti sulle montagne, tagliati fuori dalla cristianità. Si sposarono, ebbero figli e sopravvissero al servizio del Sultano. Non sapevano nemmeno che l'ordine del Tempio fu sciolto nel 1312 e il Gran Maestro fu bruciato come un eretico che si rifiutò di pentirsi. Queste persone provenivano dalla Borgogna e da Tolosa e furono rimpatriate entro un anno con le loro famiglie. Per evitare uno scandalo, furono ricevuti rispettosamente dal papa, lasciati alla sua corte e vi trascorsero il resto della loro vita.

Il confronto tra cristiani e musulmani in Siria è proseguito a lungo. Nel 1277-1281, i musulmani erano impegnati con i loro conflitti interni e la guerra con i mongoli. In questo momento, una nuova crociata avrebbe potuto avere successo, ma l'Europa non ha fatto ulteriori tentativi per aiutare i cristiani siriani. Nello stato di Gerusalemme a quel tempo c'era una lotta per il governo. Nel 1286, il figlio di Ugo, re Enrico II, espulse i siciliani da Acri e unì i troni dei due stati nelle sue mani. Negli anni successivi, il sultano Kilavun fu impegnato in una campagna contro i mongoli e firmò dal 1281 al 1283 una serie di accordi con ordini cavallereschi e una tregua per dieci anni, dieci mesi e dieci giorni.

Non si sa chi sia stato il primo a infrangere il trattato, ma nell'aprile del 1285 il Sultano si avvicinò alla fortezza di Maraba. La fortezza fu abbandonata dai cristiani e distrutta dalle forze combinate di lavoratori cristiani e musulmani. La pace fu firmata di nuovo, ma poi il Sultano conquistò le fortezze di Laodicea e Tripolis.

Papa Niccolò IV ha ricevuto con profondo dolore la notizia di una nuova disgrazia che è caduta sulla Terra Santa e ha sentito avvicinarsi la fine del cristianesimo in Siria. Mandò una piccola flotta ad Acri, ma le navi non erano sufficientemente armate e addestrate, e in breve tempo la maggior parte di esse tornò in Italia. Ancora peggio era la richiesta di una nuova crociata. I genovesi, che combatterono sulle mura di Tripoli, conclusero un patto di amicizia con l'Egitto a causa dei vantaggi commerciali. Allo stesso tempo, i re della Casa d'Aragona, nemici della Curia romana e della dinastia angioina napoletana, Alfonso III d'Aragona e suo fratello Giacomo di Sicilia stipularono un'alleanza difensiva e offensiva con il Sultano di Kilawun.

In queste circostanze, i musulmani non tardarono a lanciare un attacco contro i resti dello stato di Gerusalemme. È vero, nell'estate del 1289, il Sultano diede una tregua di due anni al re Enrico II di Cipro e di Gerusalemme, ma gli stessi cristiani si occuparono di essere espulsi dalle coste siriane anche prima della scadenza di questo periodo. I soldati della guarnigione cipriota oi mercenari di papa Nicola hanno compiuto gravi violenze nella vicina regione maomettana e hanno violato la pace. Di conseguenza, Kilawun ha giustamente dichiarato guerra ai cristiani.

Acri era a quei tempi una delle città più belle e fiorenti. Il commercio più vivace raccoglieva qui i gioielli di mezzo mondo. La notizia delle intenzioni belliche del sultano di Kilawun spaventò il popolo di Acri. Ma dopo l'eccellente discorso del patriarca Nicola di Gerusalemme, cittadini e salariati decisero all'unanimità di difendere "la magnifica città di Akkon, la porta dei luoghi santi della terra promessa" fino all'ultima goccia di sangue. Una richiesta di aiuto è stata inviata all'Europa. Gli ordini cavallereschi spirituali ricevettero rinforzi dall'Occidente: diversi reparti militari vennero in soccorso dalle vicine città costiere e da Cipro. Insieme ai piccoli reparti che per molti anni erano stati tenuti in Terra Santa dai re di Francia e d'Inghilterra, ammontavano finalmente a una forza militare di 20.000 uomini. Per le sue dimensioni, questo esercito è stato in grado di difendere a lungo una forte fortezza e all'inizio l'esercito era pieno del più grande coraggio. Ma, sfortunatamente, i difensori di Acri hanno sperimentato un'estrema mancanza di unanimità, obbedienza e disciplina. I cristiani non avevano un vero capo, perché il giovane re Enrico II di Cipro non godeva della dovuta autorità e rimase a Cipro fino alla fine dell'assedio di Acri. Fu redatto un piano di battaglia, ma i Templari, gli Ospitalieri, i Pisani e i Veneziani, i cavalieri di Siria e Cipro, Inghilterra e Francia, fecero solo ciò che era necessario a proprio vantaggio. Anche i soldati erano autonomi.

Il sultano Kilavun, d'altra parte, si preparò alla guerra con grande cura. Riunì tutti i suoi avvocati e spiegò che i cristiani avevano violato la pace e quindi la guerra con loro era un sacro dovere per i musulmani. Nell'autunno del 1290, il Sultano partì per il suo viaggio, ma lungo la strada si ammalò e morì il 19 novembre 1290. Tuttavia, questa morte non portò alcun sollievo ai cristiani. Il figlio e successore di Kilavun, Almelik Azashraf, aveva un carattere feroce e continuò diligentemente l'opera iniziata da suo padre.

Nel marzo 1291, l'avanguardia delle truppe musulmane arrivò sul campo vicino ad Acri. All'inizio di aprile apparve anche il Sultano con un enorme esercito. Aveva 92 macchine d'assedio. La battaglia iniziò con piccole e grandi battaglie in campo aperto davanti alle porte della città. I cristiani si distinguevano per attacchi audaci, fermezza e coraggio. Allo stesso tempo, i Templari, notando la superiorità del nemico e la mancanza di aiuto da parte dell'Occidente, cercarono di indurre Azashraf a una tregua. Ma le trattative fallirono.

Il 4 maggio, re Enrico e un piccolo distaccamento ausiliario cipriota arrivarono agli assediati. Dal 5 maggio i musulmani hanno lanciato un assalto simultaneo ad Acri in più punti, utilizzando tunnel, attacchi e bombardamenti della città. La battaglia durò diversi giorni, esaurendo le forze dei difensori. Molti cittadini facoltosi lasciarono Acri con le loro mogli, figli e tesori e fuggirono a Cipro. E nella notte tra il 15 e il 16 maggio, re Enrico tornò a Cipro con le sue truppe e tremila fuggiaschi che si unirono a lui. Il re fu condannato per questa fuga, e solo il fatto che fosse un malato lo può scusare. La guarnigione rimasta nella fortezza contava da 12mila a 13mila persone.

Il 16 maggio i musulmani tornarono all'assalto. Una parte del muro è stata distrutta e il grido di vittoria musulmano si è già udito per le strade della città semiconquistata. Ma i cristiani raccolsero tutte le loro forze e, grazie allo speciale coraggio degli Ospitalieri, cacciarono gli intrusi dalla città e chiusero le lacune con un muro provvisorio di pietre e ogni tipo di strumento. Nonostante ciò, la caduta della fortezza non poteva più essere evitata. I crociati lo sapevano e il 17 maggio discussero la possibilità di una ritirata generale a Cipro. Ma non c'erano abbastanza navi e si decise di aspettare insieme la fine. Prima dell'ultima battaglia, i cristiani hanno pregato e preso la comunione.

Il 18 maggio, spinti da appelli religiosi, i musulmani hanno preso d'assalto. Gli assediati respinsero più volte il loro attacco, ma alla fine i varchi furono smantellati, le porte sfondate ei musulmani fecero irruzione nella città. Uccisero uomini e fecero prigionieri donne e bambini. Solo pochi riuscirono a fuggire al porto ea salire a bordo delle navi. Ma pochi di loro riuscirono a fuggire, poiché in mare scoppiò una forte tempesta e le navi affollate iniziarono ad affondare. Diverse migliaia di cristiani fuggirono nel forte castello dei Templari, che si trovava a ovest della città, in riva al mare. I negoziati e le battaglie sono continuati qui per giorni. Alcuni degli assediati fuggirono in mare, gli altri morirono per la spada di un feroce nemico. I musulmani si rallegrarono per la vendetta tardiva, ma completa, per l'omicidio della guarnigione di Saladino ad Acri, che una volta aveva commesso Riccardo Cuor di Leone. La città fu poi bruciata e rasa al suolo.

La caduta di questa grande fortezza significò la fine del cristianesimo siriano. Significative fortificazioni templari rimanevano ancora a sud di Acri, ma non era più possibile continuare la guerra. Dopo aver ricevuto la notizia della vittoria musulmana, i cristiani sono fuggiti. E poche settimane dopo il terribile 18 maggio, la costa siriana è stata completamente abbandonata dagli europei. (Bernard Kugler. Storia delle crociate. Rostov n / D., 1995. P. 484.)

I cristiani hanno preso duramente la caduta di Acri. Papa Niccolò IV invocò nuove crociate, ma le truppe non potevano essere raccolte. Solo pochi ricchi genovesi armarono una piccola flotta nel 1301. Erano pieni di sogni devoti, ma finirono per saccheggiare le aree cristiane e perseguitare gli ebrei. I sermoni della croce ei piani militari furono lasciati senza alcuna azione, e l'Europa da allora in poi limitò il suo desiderio di inchinarsi al Santo Sepolcro al solo pellegrinaggio, come nei secoli precedenti le crociate.

Sono stati utilizzati i materiali del libro: "Cento grandi battaglie", M. "Veche", 2002

Letteratura

1. Enciclopedia militare. - SPb., ed. ID. Sytin, 1911. -TI - S. 208-209.

2. Lessico enciclopedico militare pubblicato dalla Società dei militari e degli scrittori. - Ed. 2°. - Nel 14° Vol. - San Pietroburgo, 1852. - T.I. - S. 206.

3. Stasyulevich M.M. Storia del medioevo nei suoi scrittori e nelle ricerche degli ultimi scienziati. - San Pietroburgo, 1865. - T.Z. - S. 757-759.

4. Enciclopedia delle scienze militari e navali: nell'8° vol. / Ed. ed. G.A. Leer. - SPb., 1883. -T.I.-S. cento.

Leggi oltre:

Il mondo intero nel XIII secolo(tavola cronologica).

Assedio di Acri: la conquista della città di Acri da parte dei mamelucchi egizi. La battaglia ebbe luogo nel 1291 e divenne Evento importante nella storia delle crociate, in quanto segnò la presa di uno dei pochi grandi possedimenti rimasti dei crociati.

Inizio delle ostilità (1290-1291)

Il 27 aprile 1289 le truppe del sultano mamelucco Qalown, dopo un breve assedio durato poco più di un mese, presero d'assalto Tripoli. Questo è stato un punto di svolta nella storia della caduta dell'intero regno di Gerusalemme e il punto di partenza nella caduta dell'ultima roccaforte cristiana in Terra Santa: la città di Acri. L'Europa ha risposto con il silenzio alla caduta di Tripoli. Solo che subito dopo la caduta della città, papa Niccolò IV inviò ad Acri 1.600 mercenari lombardi in venti galee. Sua Santità non pensava a chi avrebbe pagato i loro stipendi. E, rimasti senza fondi, i mercenari lombardi iniziarono a derubare gli insediamenti musulmani circostanti. Nell'agosto del 1290 inscenarono un vero pogrom nei quartieri musulmani. Chiunque portasse la barba è stato ucciso senza pietà. Il motivo era più che grave: si diceva che fossero giunte loro voci che una certa donna cristiana fosse stata sedotta da un saraceno. Così Gerardo di Montreal descrive questi avvenimenti: “Quando questa gente era ad Acri, la tregua che il re concluse con il Sultano fu ben sostenuta da entrambe le parti, e i poveri semplici Saraceni entrarono ad Acri e portarono in vendita i loro beni, poiché già fatto. Per volontà del diavolo, che cerca volentieri il male tra le brave persone, avvenne che questi crociati, che vennero per fare il bene e per amore delle loro anime ad aiutare la città di Acri, contribuirono alla sua distruzione, perché si precipitarono attraverso la terra di Acri e mise a fil di spada tutti i contadini poveri che portavano in vendita ad Acri i loro beni, grano e altre cose, e che erano saraceni dalle capanne di Acri a siepi; e similmente uccisero molti Siri che portavano la barba e furono uccisi per la loro barba, scambiandoli per Saraceni; che fu una pessima azione, e questo fu il motivo della presa di Acri da parte dei Saraceni, come sentirete ... ”I cavalieri locali fermarono i predoni e li presero in custodia, ma Calaun ne fu informato. Era furioso, riteneva che la tregua fosse stata violata dai cristiani e inviò una lettera ad Acri chiedendo che i responsabili fossero puniti. Ma il consiglio comunale, sotto la pressione dell'ex arcivescovo di Tiro, Bernardo, responsabile davanti al papa di questo contingente, rifiutò di condannare i colpevoli, sottolineando che essi, in quanto crociati, erano sotto la giurisdizione esclusiva del papa. Allora Guillaume de God, il Gran Maestro dell'Ordine del Tempio, secondo il cronista, propose di ingannare il Sultano: al posto dei colpevoli, dovrebbero essere giustiziati i criminali già detenuti nel carcere cittadino. Gerard di Montreal afferma inoltre che questa proposta non è passata al consiglio comunale e in risposta è stato inviato un vago messaggio al Sultano, dopo di che ha deciso di iniziare una guerra. Il fatto che il Sultano abbia deciso seriamente di utilizzare il precedente e di rompere l'accordo in qualsiasi circostanza è dimostrato dal fatto che ha riunito un consiglio di imam per religiosi ...

Condividere